da Luca Serpieri
Signor Freda, la sua tracotanza è intollerabile. Pari soltanto al suo pressapochismo. Di quanto scritto dall’avv. Arena o da Natalino Russo non voglio parlare, sono abbastanza grandi per difendersi da soli. Ma definire i miei interventi privi di un’idea coerente la quale mai ha appesantito le mie argomentazioni è veramente insopportabile. Visto che fa riferimento all’archivio del blog provi a rintracciare i miei interventi e a valutare con animo non prevenuto le mie lettere. Ma che sciocco che sono, chiederle di abbandonare per un attimo i suoi pregiudizi! Come se fosse possibile.
da Alessandro Ceratti
Caro Freeman, la ringrazio. Lei mi ha fatto capire di essere un uomo fortunato. Infattti le lenzuolate della Fallaci su di me non hanno assolutamente nessun effetto. Quando le incontro sul Corriere (e questo lo ammetto: è difficile non notarle) considero quante pagine di giornale le sono dedicate. Ma io ho proprio una diffidenza congenita e invincibile di fronte alle cose prolisse, e dopo aver scorso con l’occhio le decine di colonne dell’articolo fino all’ultima, un paio di secondi dopo volto pagina, senza nessun rammarico di non aver letto l’ultima filippica della Fallaci. Sono riuscito ad ignorarla così bene che alcuni mesi fa ho fatto persino la figura dello stupido quando non son riuscito a capire il riferimento “nascosto” della nuova rubrica di Cisf: la Sabbia e il Cerfoglio, Csf intervista Csf. Non ne sapevo niente! Pensi che beata ignoranza.
da Pier Franco Schiavone, Milano
Sto leggendo ?Con le peggiori intenzioni? di Alessandro Piperno, un libro scritto molto bene, un talentaccio questo Piperno, se continua così avremo trovato finalmente il nostro grande scrittore, ma non appena lo avrò terminato leggerò il libro di Silvia Palombi, oggi vado a comprarlo. In primo luogo quindi leggere il libro di Silvia e poi, chi lo desidera, leggerà anche il catechismo. A proposito, Ceratti, sarà anche vero che nel libro vi sono passaggi interessanti sull’uso dei mezzi di comunicazione ecc, però, obiettivamente, ammetterai che la Chiesa non si fa mancare le occasioni per catechizzare. La Chiesa cattolica ha giornali suoi, fa pubblicità, ha programmi televisivi (bruttissimi) e una radio che pare sia una delle più ascoltate d’Italia. Secondo me è più che sufficiente. Per quanto mi riguarda sul mio comodino il catechismo non ci sarà mai.
da Roberto Pellicciari
Risponderò così alla gentile Alda La Rosa (non è farina del mio sacco, trascrivo da un sito di cucina francese):“Depuis le 1er janvier 1994, les préparations à base de foie gras sont soumises à une réglementation très stricte. D’abord, la dénomination FOIS GRAS est exclusivement réservée aux produits ne contenant que du foie gras”.Ne deduco che il FOIS GRAS (che in ogni caso non gusterò mai) dovrebbe essere l’Olivares dei foie gras. E dire che fino a pochi giorni fa era il pane a tener banco. Ma il tema era la Fallaci. Mi spiace vederla attaccata sul piano di veri o presunti errori di ortografia anzichè su quello delle idee, non sempre facilmente confutabili.
Io credo che il sito francese sia semplicemente incappato in un refuso. Per quanto riguarda l’Oriana le sue idee sono sempre facilmente confutabili (csf)
da Pino Granata
Caro Claudio, mi domando cosa voglia Travaglio e soprattutto chi è. Non si vede mai alle feste del Millionaire o del Gilda on the beach. Non è rappresentato da Lele Mora. Non è fidanzato con Elisabetta Canalis o con Costantino. Non si fa fotografare con Bobo Vieri o Pupone Totti. Non tira di coca(spero). Non ha la Ferrari Testarossa. Parla di volgarità tipo il problema extracomunitari. Ma insomma se non si occupa di persone e di interessi di Lele Mora che cavolo di giornalista è?
da Peter Freeman
Caro Csf, non me ne frega niente se Oriana ha un contratto di ferro con RCS. Voglio sapere per quale motivo dopo ogni strage mi devo sorbire anche da due a tre pagine della signora sul Corriere. E’ vero che uno puo’ anche non leggerle, tuttavia le lenzuolate di piombo di OF hanno un effetto ipnotico: io, per esempio, mi ci corico sopra, giungendo a fine corsa esausto e depresso.
da Carla Bergamo, São Paulo
Ho appena letto l’articolo di Stella sul Corriere a proposito delle giunte di sinistra di Campania, Calabria (e perchè no, Puglia). Ah, no! Tu quoque! Non è possibile, sono tuttora sotto shock per quella che sta succedendo qui con il governo Lula e scopro che da quelle parti gli intrallazzoni rossi fanno le stesse cose! Basta, nemmeno i contundenti articoli di Travaglio riescono a consolarmi. Cosa è rimasto della sinistra, quella delle battaglie moralizzatrici? Nemmeno un’etica di facciata.
da Alda La Rosa
Pellicciari si fiderà ciecamente di Google e sono contenta per lui. Ma basterebbe che consultasse un dizionario per scoprire che al ristorante è meglio chiedere un bel tocco di foie gras. Se lo ricordi quando leggerà un menu, se no rischia di non gustarlo mai. Cordialmente, croyez-moi.
C’è resistenza e resistenzadi Marco Travaglio
Il direttore del Tempo Franco Bechis chiede di ridiscutere, dopo Londra, “le libertà di movimento e di pensiero”. Per quella di movimento non sapremmo che dire. Ma, per quella di pensiero, c’è chi s’è portato avanti col lavoro. E ha risolto la faccenda nel modo più semplice: rinunciando a pensare. Prendete il ministro Gianduja, al secolo Calderoli. L’ultima volta che, diversi anni fa, un pensiero gli passò per la testa, lui tentò di castrarlo con le forbici. Lui infatti non parla: sfiata. Tanto sa che, qualunque cosa dica, non verrà preso sul serio. Uscire dall’euro per tornare alla lira, insultare Ciampi perché ci ha salvati dalla bancarotta, sparare agli immigrati, torturare gli scippatori, tagliar le palle agli stupratori, preparare la bara a Papalia, denunciare i giudici che scioperano, depenalizzare il razzismo, stato di guerra contro Bin Laden, prossimamente allarme atomico contro i cinesi e conversioni forzate dei musulmani al culto celtico. Chi lo dice, un ministro? No, Calderoli. Ah, beh, allora. Ogni tanto perfino Bossi lo trova eccessivo e lo cazzia: “L’altro giorno – raccontò Gianduja a Sette – sull’aereo pieno di parlamentari Umberto mi ha visto e ha urlato: ‘Calderoli, da quando ti ho fatto ‘saggio’ (per le riforme, ndr) ti sei rincoglionito!’. Ha riso tutto l’aereo”. Fa piacere, in frangenti così drammatici, sentirsi in buone mani.Poteva mancare una sua dichiarazione sull’intervento della gip Clementina Forleo in difesa dell’extracomunitario malmenato dalla polizia a Milano? No che non poteva, anche se è arrivato prima l’altro grosso pensatore padano, Mario Borghezio. S’è fiondato alla conferenza stampa di un sindacato di polizia e ha tuonato contro questa giudice “giuridicamente insulsa” e “mentalmente squilibrata”. Lei ha risposto che il suo equilibrio mentale è già stato accertato dai test per entrare in polizia, essendo lei un ex commissario di Ps, per nulla buonista o di sinistra. E’ semplicemente un magistrato e, diversamente da Borghezio e Calderoli, conosce la legge e la rispetta. Sa che magistratura, come dice Havel, è “il potere dei senza potere”: esiste per difendere i cittadini inermi dai soprusi dei potenti. L’altro giorno, in piazza Duomo, le han detto di “farsi gli affari suoi”. Ma lei sa che proprio quelli sono affari suoi. Per questo il regime vuole separare le carriere: per produrre magistrati che, di fronte a un abuso, si voltano dall’altra; per calamitarli nell’orbita del potere, affiancarli alla polizia e inculcargli la cultura del risultato. Vince chi “produce”: più arresti, più condanne. Oggi tira il terrorismo? Giù condanne per terrorismo, senz’andare troppo per il sottile. Domani va lo scippo? Giù condanne per scippo, con encomio governativo incorporato. Dieci agenti saltano addosso a un magrebino che ha tentato di prendere la metro senza biglietto e ha aggredito il controllore? Un giudice di regime accorre sul posto e gi dà qualche pedata in più nei denti, pronto a coprire le violenze dei tutori dell’ordine. La Forleo ha fatto il contrario: s’è fatta identificare per testimoniare al processo chi ha riempito il tizio di lividi.Dimostrando sul campo quant’è preziosa l’indipendenza dei magistrati e perché il regime si scalda tanto per cancellarla. Dopo nove anni di bicamerali e bombardamenti,è l’ultimo brandello di Costituzione che ci resta. Ma, direbbero Borghezio e Calderoli se avessero la parola, insultare la polizia e opporvisi è reato: oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Roba da fucilazione, in tempo di guerra. Tolleranza zero, linea dura. Se l’imputato è extracomunitario. Se invece è italiano, anzi padano, allora non è grave. Si dà il caso, infatti, che gli onorevoli Bossi, Calderoli, Borghezio, Maroni e Caparini siano stati processati per gli stessi reati del magrebino di Milano: oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale per aver insultato e picchiato gli agenti della Digos venuti a perquisire la sede di via Bellerio a Milano, il 18 settembre ’96. In primo grado Bossi fu condannato a 7 mesi, gli altri a 8. In appello la pena fu ridotta a 4 mesi. La Cassazione la confermò per Maroni e ordinò un nuovo appello per gli altri. Bossi e Borghezio invocarono l’immunità europea, ma il Parlamento di Strasburgo, la settimana scorsa, l’ha negata a larga maggioranza. “Fatto gravissimo”, denuncia Calderoli, parlando della mancata impunità, non certo delle botte leghiste agli agenti. Quando li commettono loro, l’oltraggio e la resistenza a pubblico ufficiale diventano reati di opinione.