da Claudio Urbani, Roma
BAMBA così ha definiti “Libero” di Feltri i partecipanti alla manifestazione di Roma, non perdendo l’occasione di proporsi in tutto il suo squallore. Ma siamo orgogliosi di esserlo, tutti, tanti uniti e felici. Una cosa non ha capito il meschino, che saremmo altrettanto orgogliosi di esserlo e di scendere in piazza, se il rapito fosse stato lui.
E se fosse “la volpe e l’uva”?
da Luciano Buonaiuto, Aversa
Si legge che in Irak avvengono un ogni mese un centinaio di sequestri di persona; per loro quindi Giuliana è una dei tanti. Capisco che per noi italiani, giornalisti e opinione pubblica, è impossibile giudicarla allo stesso modo. Ma se i familiari avessero chiesto il silenzio stampa, credo che si sarebbe potuto, e sarebbe stato meglio. Tutto il nostro clamore induce i rapitori ad alzare il prezzo, non sappiamo se economico o politico. E poiché è certo che un prezzo politico non sarà pagato, la conseguenza può essere un aumento del rischio per la vita dell’ostaggio.
da Alessandro Ceratti
Schiavone non si riconosce nel quadro dei movimenti degli anni ’70 che ha tratteggiato Massimo Fini. Ha ragione, in effetti Fini non parlava di lui e dei suoi amici di Lotta Continua in quel di Sesto san Giovanni. Di quelle persone non parla ormai più nessuno, e se ne è sempre parlato molto poco anche a suo tempo. Fini parla degli altri, degli aristocratici, di quelli che allora come oggi monopolizzano l’attenzione della stampa ecc. Schiavone stesso se ne è reso conto. Forse un po’ per vanità, gli piacerebbe che l’esperienza che ha contrassegnato la sua giovinezza fosse ancora oggi valutata, soppesata. Non è così, quell’esperienza non ha lasciato tracce, diversamente gli “aristocratici” non sarebbero ancora nelle loro regge e l’Italia sarebbe un pochino migliore.
da Michelangelo Moggia
Interessante la tesi di Furnaga secondo la quale i pacifisti e tutti quelli che criticano il governo non dovrebbero chiedere allo stesso di impegnarsi per la liberazione di Giuliana Sgrena (attivista politica? Io direi giornalista). Allora già che ci siamo dopo ogni elezione politica, quelli che hanno votato per i perdenti possono espatriare per 5 anni. In pratica se “io” vado al governo mi occupo solo di quelli che mi sostengono e che mi hanno votato e agli altri dico “so’ cazzi vostri”?
da Gianni Guasto
La contravvenzione per il “puffone” mi pare sentenza equa: Ricca, infatti, non ha insultato soltanto il signor Berlusconi (non più di 50 euro, immagino), ma anche il Presidente del Consiglio (450 euro) al primo fatalmente unito. Ora ci si attende che la Giustizia prosegua il proprio corso, multando il signor Berlusconi a colpi di quattrocentocinquanta euro per ognuna delle numerose manifestazioni di vilipendio da lui messe in atto nei confronti della carica istituzionale di Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana. Possibile elenco sommario di capi d’imputazione: gesti volgari durante i meeting internazionali, abbigliamento per l’appunto buffonesco in occasione di visite di Capi di Governo, ostensioni pubbliche, sempre in occasione di viste di Governanti stranieri, delle vere o presunte infedeltà coniugali della moglie, vilipendio continuato a varie istituzioni repubblicane, pubblico incitamento ad infrangere le leggi fiscali, solo per fare qualche esempio.
dall’avv. Lina Arena
L’equivalente di “ terzismo “ è… ” MARAMEO”. Gradirei conoscere il parere del compagno intellettuale impegnato prof. Peter Freeman. Grazie.
da Pino Granata
Rocchino mi chiede cosa ha fatto il centrodestra per migliorare la situazione della Giustizia in Italia. A parte che non lo deve chiedere a me, ma la risposta è niente. Anzi ha peggiorato le cose. Quello che vorrei dire a Rocchino ed a quelli di Sinistra che sperano di cavalcare la tigre della Magistratura è che se lo debbono scordare di farlo. La Magistratura non è un monolite. E’ variegata ed al suo interno ci sono le più differenti posizioni.Su una sola cosa sono uniti i magistrati: nel difendere i propri privilegi che li accomuna a Dio. Come Lui loro non sono giudicabili e possono fare il bello ed il cattivo tempo. Loro, i magistrati, possono decidere come gestire il loro tempo e nessuno è autorizzato a fare domande in questo proposito. Sono strapagati ed inattaccabili. Diciamo la verità nessuno di noi , compresa la classe politica, ha voglia di fare indagini sullo stato della giustizia in Italia. Abbiamo una paura fottuta di lei.Ricordiamoci del Processo di Kafka. Ed allora andiamo avanti così…
(ci scusiamo per la qualita’ infima delle immagini, ma mezzi tecnici e abilita’ ci fanno difetto)
Eravamo tanti, ma tanti davvero. Uomini, donne, bambini e perfino cani. I genitori di Giuliana e il suo compagno li ho visti sfilare proprio da vicino. Pero’ dovendo scegliere fra fotografarli o applaudirli al passaggio, come facevano tutti intorno a me, ho optato per la seconda: lo so, la tempra del reporter mi manca del tutto. Se volete qualche celebrita’ dovrete accontentarvi di Vauro e di Tana de Zulueta, entrambi presi da lontano, pero’. Slogan quasi niente, casino niente del tutto, e solo un paio di nostalgici. Chi ha parlato, prima e dopo, di manifestazione inopportuna e antigovernativa (il buon vecchio Gustavo “Belva”, tanto per dirne uno) l’ha fatta davvero fuori dal vaso. Forze dell’ordine lungo il corteo zero carbonella. Stavano tutte massicciamente schierate all’imbocco di Via del Corso, certo per impedire disdicevoli schiamazzi pacifisti davanti a Palazzo Chigi. Beh, potevano risparmiarsi: non se li e’ filati nessuno. I manifestanti avevano da fare cose piu’ serie per gente piu’ seria. E, per finire, il concerto: ma voi lo immaginavate che Miranda Martino non solo è viva, ma lotta insieme a noi?
“Carta Canta” di Marco Travaglio, 18 febbraio 2005 (Repubblica.it)
“Oggi i funzionari statunitensi sono rimasti sorpresi e commossi dall’esito delle elezioni presidenziali nel Vietnam del Sud, malgrado la campagna terroristica dei vietcong per sabotare le votazioni. Secondo i resoconti da Saigon, ieri l’83% dei 5,85 milioni di elettori registrati hanno espresso le loro preferenze. Molti di loro hanno rischiato le rappresaglie minacciate dai vietcong. Il successo di queste elezioni è da molto tempo considerato un cardine nella politica del presidente Johnson, volta ad incoraggiare lo sviluppo di un processo costituzionale nel Vietnam del Sud” (Peter Grose, “Gli Stati Uniti incoraggiati dal voto in Vietnam”, New York Times, 4 settembre 1967)