da Pier Franco Schiavone, Milano
Serafino, chi di noi non è mai entrato in un McDonald’s, aspirato i fumi mefitici, addentato un paninazzo, divorato mezzo chilo di patatine fritte bisunte, bevuto mezzo litro di quella specie di diserbante che è la Coca Cola, (Viva il Chinotto!) il tutto condito dal rumore assordante delle chiacchiere di decine di adolescenti brufolosi? Ecco, per la stessa ragione ho mangiato le orrende polpette svedesi, per farmi del male. E poi c’è l’ironia, Serafino.
da Alessandro Ceratti
Io non sono uno storico e non ho mai condotto studi sulla guerra in Viet Nam. Però scoprire oggi che gli Americani lasciarono il paese perché si “stancarono” [sic!] e non perché furono scacciati è per me davvero una rivelazione. Le mie fonti di informazione su quelle vicende, lo confesso, sono i tanti film che sono stati girati su quel soggetto. In essi si vedono invariabilmente gli elicotteri USA che in un clima di caos totale decollano da Saigon imbarcando gli ultimi funzionari e i civili che facevano carte false per salire a bordo, con le truppe Viet Cong che premevano alla periferia della città. Oggi Buonaiuto mi fa scoprire che l’esercito comunista impiegò tre anni per raggiungere il centro dalla periferia, dopo la fuga [sic sic!!] degli americani. E’ evidente, qui uno di noi due ha delle idee terribilmente distorte.
da Paolo Beretta
Cosa é piú penoso di Ricca? Un ministro della giustizia che afferma che “una parte della magistratura é lontana dal comune sentire popolare”. Parlare di “comune sentire popolare” in campo giuridico é come parlare di “operatori ecologici” per definire gli spazzini: é solo un termine piú sofisticato per linciaggio.
da Giorgio Goldoni
Che il ’68 abbia rivoltato l’Italia come un calzino è una leggenda senza fondamento. Prendiamo l’università: baronie prima e baronie dopo (anche se di colore diverso), stupidi ed antiquati regolamenti mai modificati, cultura e ricerca tipiche di un paese in declino. Gli unici beneficiati sono stati gli stessi sessantottini , che nella loro scalata non meritocratica a posizioni di potere nei partiti , nel parastato e nella società avevano le medaglie da “reduci del ’68”.
di USA&MeCSilviaPalombi
E sabato a Roma c’ero anch’io, con la mia zampa malata, gambale elastico e tutore, e’ stato il mio piu’ corto corteo, circa due/trecento metri, poi a casa a metterla sul divano. E’ stata una gran manifestazione, col silenzio e le lacrime, la speranza e la rabbia, la determinazione e la fermezza, con le facce e le bandiere, le sensazioni “stanotte la lliberano” e la consapevolezza che l’attesa mettera’ a dura prova la nostra pazienza bovina, la forza e la delicatezza dei nostri nervi. Compagni del manifesto sentite che tutto questo lo proviamo con voi, vero? Un abbraccio planetario, hastala victoria!
da Franco Vota
No sig. Trono, credo che ben più penoso di Ricca e di chi organizza collette per lui, sia l’uomo più ricco e potente d’Italia, che si lamenta, che chiagne, che mente, e che di fronte a un legittimo dissenso non trova di meglio che mettere in moto tutto il suo stuolo di avvocati e servi sciocchi. Penoso e volgare.
da Pino Granata
Veniamo ai fatti. Berlusconi accusa Prodi di averlo insultutato con termini che nulla hanno a che fare con la politica e con la buona educazione. Poi, colpo di scena, viene fuori che era stato Prodi ad essere stato insultato da Guzzanti e con gli stessi epiteti che aveva citato Berlusconi. Uno si aspetta che a quel punto il nostro presidente del consiglio, colto con le mani nel sacco, si scusi e dica che ha sbagliato. Niente di tutto questo e non a caso. Intanto gli Italiani che non leggono i giornali e che lo hanno sentito esternare ad una delle sue tv, rimangono convinti che Prodi è un insolente bugiardo e che Berlusconi viene continuamente, a torto, insultato dagli uomini della Sinistra.
da Gianluca Freda
La teoria di Buonaiuto, devo ammetterlo, è fenomenale. Chi credeva che gli americani avessero perso la guerra del Vietnam, è dolosamente in errore. Non hanno perso, si sono solo stancati. Del resto l’offensiva del Tet, come chiunque può immaginare, dev’essere stata defatigante. Una volta conclusa, tutti avevano voglia di una doccia, di un paio di pantofole, di un letto e di una donna. Anche Napoleone a Waterloo, come sappiamo, si ricordò d’improvviso d’avere cose più importanti da fare, lasciando il povero Cambronne a protestare. E guai a chi insinua che gli elicotteri americani in Iraq vengono abbattuti! Essi, semplicemente, cadono.
da Peter Freeman
Caro Csf, la manifestazione e’ stata un successo: un grazie a tutti quelli che c’erano.Una postilla: leggo ancora di Feltri Vittorio definito “un giornalista del suo calibro”. Specifichiamo il calibro, per favore.
Quando uno scrive in un editoriale che Giuliana Sgrena “e’ abbastanza ricca da lavorare al Manifesto”, i casi sono due: o ignora i fatti di cui scrive (e allora il calibro si riduce ai minimi termini), o lo fa in malafede, e anche in questo caso il calibro scende assai. Per diretta conoscenza: al “Manifesto” lo stipendio e’ da fame; Giuliana e’ figlia di un ferroviere (busta paga leggerina e pensione miserrima); Pier Scolari non e’ un miliardario. Negli States, patria di un giornalismo almeno decente, per una bufala del genere il direttore ti mette alla porta, e se il direttore sei tu ti mette alla porta l’editore.
da Vittorio Grondona
Alla faccia della coerenza di idee, i radicali stanno bussando a tutte le porte per trovare ospitalità. I grandi partiti conoscono l’importanza anche di una manciata di voti nella bilancia politica attuale e sono pronti a trattare. I partitini, che sono invece aggrappati ai consensi di particolari tendenze religiose, come UDEUR e UDC, o di intolleranza e qualunquismo, come la Lega Nord, temono che accettandoli potrebbero subire conseguentemente un calo sostanziale dei loro elettori, lontani anni luce dalle idee radicali. Come si può notare da questa ridicola situazione, programmi di interesse generale per il popolo italiano sono completamente assenti nel mercato politico sia di destra che di sinistra. L’importante è ottenere il potere, non importa assolutamente niente altro.