da Gianluca Freda
Ceratti, ritiro tutto quel che di male posso aver detto in passato di lei. Da oggi lei entra a far parte di diritto del Valhalla dei miei eroi, in compagnia di personaggi del calibro di Nichi Vendola, Luca Casarini, Fausto Bertinotti. Un giorno, quando sarò grande, spero di poter essere anch’io come lei.
da Claudio Urbani
Lunardi si irrita.
da Luciano Buonaiuto, Aversa
Alcuni lettori, con tono indignato, hanno replicato al mio paragone fra Craxi e Mandela. Ma la critica non è pertinente. So bene che sono personaggi diversissimi l’uno dall’altro, e non ho mai detto il contrario. Ma le motivazioni delle loro condanne sono le stesse: politiche. Perché non dovrei dirlo, se ne sono convinto?
Chi è accusato ha il diritto di mentire per non aggravare la propria posizione. Ha il diritto di non provare la sua innocenza, perché è l’accusa che deve provare la sua colpevolezza. Ha il diritto alla latitanza. Ha il diritto di essere prosciolto se la sua colpevolezza non viene provata aldilà di ogni ragioneve dubbio….ma tutto questo non significa che poi sia innocente. Nel caso di Craxi, credo, che si cada in un grosso equivoco, cioé nei casi in cui chi commette degli atti è convinto che siano assolutamente leciti – tipo lo fanno tutti o che male c’è?- e ci si sente innocenti. Nelle prigioni, dove tutti si dichiarano innocenti, non lo sono per non aver commesso il fatto, ma perché ciò che hanno fatto non la considerano una colpa.
da Paolo Ragazzi
da Gianni Guasto
Furnaga si decida: la sinistra vuole colpire il cuore dello Stato o è troppo moderata? Se per Lei, per governare la moltitudine “rozza” (parli per Sè, prego) occorre “una politica di promesse, inganni, perfino forza bruta”, (pensa a Bolzaneto, vero?) allora il suo “cambiar pelle” non allude a nessun rinnovamento, ma alla restaurazione di una pelle vecchia. Gratta gratta, sotto le mirabolanti promesse di modernità, rispunta il caro vecchissimo spirito totalitario.
da Alessandro Ceratti
Signor Barracco, è possibile che in questo sito qualcuno si sia espresso come lei dice (vedi Freda, che guai combini poi?), ma non è vero che nessuno si era opposto. Il diritto alla latitanza sarebbe una contraddizione di termini. Il diritto, cioè qualcosa che lo stato si deve sforzare di garantire, prevederebbe che il latitante (ossia il ricercato dalla polizia) una volta trovato dovesse essere rilasciato, per non violare questo suo presunto “diritto”. Vede bene che qua non siamo neppure al paradosso, ma all’assurdo. Quindi Craxi e tanti altri erano latitanti, senza ovviamente nessun diritto di esserlo.
di GIAN ANTONIO STELLA (Corriere della Sera, 30 gennaio 2005)
«I tunnel, io, li amo», spiegò un giorno a un settimanale popolare. E quando ama, Pietro Lunardi, ama. Basti ricordare la foga con cui descrisse il suo Cavaliere: «Il governo è come la Ferrari e Berlusconi è Schumacher: ha una marcia in più, riesce a trascinarci e a trascinare l’intero Paese». Una sviolinata tale che un cronista non ostile, Mattia Feltri, gli donò un nomignolo immortale: «Il ministro con trasporto». Lui pure, tuttavia, nonostante l’esperienza e la passione («Nel sottosuolo si incontrano sempre cose nuove, impreviste, straordinarie») comincia ad essere inquieto: dove sarà, la fine del tunnel? La Grande Nevicata Calabra, infatti, è solo l’ultima di un a lunga serie di grane. Per carità, in mezzo alla bufera lui dice d’avere la coscienza a posto: «Non ho nulla da rimproverarmi». Come quando 118 persone morirono nello scontro tra due aerei sulla pista di Linate. O quando una decina di passeggeri perirono nello schianto tra due treni sul binario unico Messina-Palermo. O ancora quando, tre settimane fa, altri 18 cittadini persero la vita in un nuovo scontro tra due treni su un altro binario unico a Crevalcore. Tutte cose che, sommate ad altre fortunatamente minori, sarebbero in al tri tempi bastate, in un Paese dove perfino al Quirinale Enrico De Nicola si teneva accanto un segretario gobbo e Giovanni Leone faceva le corna contro la «jella cosmica», a spingere qualcuno a invocar le arti di uno «schiattamuorto». Come fecero qualche anno fa, con qualche volgarità di troppo, diversi spiritosoni del centro-destra che ce l’avevano con uno dei predecessori di Lunardi. Nemesi storica. Intendiamoci: idiozie. Il rischio che il responsabile delle infrastrutture corre, semmai, è che un uomo attento a certe cose come Berlusconi, che prima delle ultime politiche distribuì ai candidati della Casa delle Libertà anche un opuscolo dove, oltre a lussuosi sondaggi, c’era l’annuncio che «Giove nel segno dello Scorpione» avrebbe dato «garanzia di risultati», si faccia prendere dal dubbio sulle ragioni di Napoleone il quale, come è noto, non si accontentava d’avere generali bravi: li voleva fortunati. CONTINUA…
“Satira preventiva” di Michele Serra (da Paola Bensi)
“La soluzione non può che essere politica”. Prodi si presenta, non si presenta, non si presenta nessuno o decideranno i probiviri. Tutte le possibilità sulla selezione del leader del centrosinistra
Il punto sulle primarie nel centro-sinistra è stato elaborato dall’associazione Cubo di Rubik, che raduna matematici ed enigmisti di tutto il mondo. Si tratterebbe di un’espressione logaritmica a 14 incognite, resa ancor più difficile da svariate macchie di ragù che imbrattano gli appunti di Romano Prodi, con due sole soluzioni possibili: stracciare il foglio e pensare alla figa, oppure procedere al sacrificio rituale di Pecoraro Scanio affidando le sue interiora a un aruspice perché vi legga il destino.
Non esistendo una soluzione logico-razionale, i leader del centro-sinistra hanno dichiarato che “la soluzione non può che essere politica”, gettando definitivamente nel panico i loro elettori. Sono state dunque inserite in una teca le diverse proposte, e un bambino bendato (nuovo simbolo dell’Ulivo) provvederà a estrarre uno dei bussolotti. Secondo indiscrezioni, queste sarebbero le proposte in lizza. CONTINUA…
Per una volta non vi scrivo per dirvi quello che penso ma per dirvi quello che ho fatto. Come forse sapete oggi è in corso a Milano la commemorazione del 5° anniversario della morte di Craxi. Stefania Craxi con la sua fondazione ha organizzato un “convegno scientifico” [sic] su suo padre con la sponsorizzazzione della regione e il patrocinio della provincia di Milano [sic!!]. E pertanto, chiamati a parlare c’erano Albertini, Formigoni e (aihmé) Filippo Penati. Io vado, mi infiltro agevolmente tra le file del nemico, e, durante l’intervento di Albertini srotolo il mio grande cartello con su scritto: “VERGOGNA! VERGOGNA! VERGOGNA! VERGOGNA!”. Ebbene sì, era scritto piuttosto in grande. Per una decina di secondi non succede niente, Albertini forse, impegnato com’è, non se ne accorge neppure e continua a parlare. Ma una persona si è accorta subito di tutto. Stefania Craxi. E’ riuscita in quel breve lasso di tempo a scendere dal palco, a raggiungermi e a strapparmi, con gli occhi di bragia come Caron dimonio, il manifesto di mano. Quello è stato il segnale. La sala in tumulto, urla scomposte, circa 500 persone a gridarmi contro (soprattutto “Pirla!” se non sbaglio). Io, mentre vengo trascinato via dal servizio d’ordine (?) un po’ come accade quando qualcuno viene arrestato (ci si muove in un modo strano, più che camminare, si trasla) ho la forza di replicare ai convenuti urlanti più vicini a me “be’, effettivamente non mi aspettavo applausi” . Mi sembra di poter dire di aver suscitato un certo sconcerto nei pochi che mi hanno sentito.