da Gianluca Freda
Ci hanno chiesto: come potete voi pacifisti acclamare Zapatero e fischiare Fassino quando le loro posizioni sulla guerra in Iraq sono pressochè identiche? Forse il problema non è nelle posizioni ma nella reale volontà di attuarle. Ce li vedete voi Fassino o D’Alema decidere un ritiro immediato dall’Iraq senza tentennamenti, senza inciuci, senza cerchiobottismi, senza sommergerci di tonnellate di sofismi e sottili distinguo? Ce li vedete a dire e poi attuare un sì o un no chiaro, univoco, lineare, senza paventare il malcontento di qualche potentato o di una porzione, anche piccola, del loro corpo elettorale? Se la risposta è sì prometto di non fischiare più Fassino almeno fino alla prossima guerra in Kosovo.
da Rocco Ciolfi, Arce
Dall’intervista di Stefania Rossini (Espresso) a Massimo D?Alema:Rossini: ” Berlusconi promette di nuovo che saremo ricchi e senza tasse.”D?Alema: “Se dopo che tutto il Paese si è impoverito, gli italiani si bevono ancora una balla come questa, io non ci posso fare niente”.Risposta sbagliata, caro Massimino; il punto è che quando avresti potuto fare non hai fatto, quando avresti dovuto limitare lo strapotere mediatico dell’Unto, ti sei impantanato su patti stipulati mangiando dolci di pasta frolla coperti di marmellata (peraltro puntualmente disattesi dalla controparte).
da Vincenzo Rocchino, Genova
L’assalto alla “diligenza” Iraq iniziata con motivi pretestuosi, si sta rivelando via via per quello che significherebbe perdere, per i partecipanti della coalizione, nel caso di ritiro: 1)… la possibilità di insediarvi una base permanente, e disporre delle risorse petrolifere, per controllare l’economia mondiale – é il caso degli USA; 2)… un posto nella camera dei bottoni, e valersene in campo europeo – é il caso di Blair; 3)… sedere al tavolo della spartizione degli appalti – è il caso di Berlusconi e degli altri rappresentanti della coalizione.
da Peter Freeman
Caro Csf, l’amico Landucci mi ha beccato in fallo. Il film cui mi riferivo era “The Patriot”. Mi copro il capo di cenere.
da Massimo Bocchia, Roma
Ho esitato se dare seguito alla telenovela dei malintesi, ma poi ho ceduto. Insomma: io ho scritto (e riscritto) il mio modestissimo pensiero SOLO sul tono, forma e sostanza delle risposte ad un’INTERVISTA, non altro. Poi, caro Alessandro Ceratti, se vuole continuare ad attribuirmi pensieri inespressi, faccia pure. Non è un problema. In caso contrario, mentre conta fino a dieci, provi a rileggere meglio di quanto ha fatto fino adesso. 😉
da Paolo della Sala
Perché scandalizzarsi di Zapatero? Non ha ubbidito alle profferte di Bin Laden, ma a quelle del suo vero datore di lavoro: Chirac. E’ il francese il grande vecchio che tesse problemi nel mondo da quindici anni? Non so, certo mi sorprende che si parli sempre e solo di imperialismo americano: quello dei piccoli pesci, non è meno fetente.
da Rita Guma
Non dimentichiamo invece il patetico e vergognoso balletto mediatico di Aznar ed Acebes sull’ETA. Credo che questo abbia dato agli elettori la misura della affidabilita’ e correttezza del governo. Una bocciatura per una menzogna. Questo si’ uno scambio equo e democratico.
da Giorgio Trono
“Liquidare l’offerta di tregua di Bin Laden come un «ricatto» a cui non si deve cedere è davvero la posizione più saggia? Visto che non c’è un governo legittimo con cui trattare una qualche limitazione del conflitto, perché continuiamo a rifiutare ogni trattativa, con la falsa idea che il nemico sia solo un vile e abominevole bandito?”. Gianni Vattimo, purtroppo nel pieno possesso delle sue facoltà mentali.
da Paolo Antonuccio
Gentile avv. ho l’impressione che lei sponsorizzi una persona sbagliata. Gaucci è peggio delle persone che vuole colpire. (…)
da Gigi Forzese
(…) bisognerebbe conoscere cio’ che riferisce ad esempio l’ex membro italiano della commissione provvisoria in Iraq Marco Calamai. Altro che esportare la democrazia! Quando giunse in Iraq nell’ottobre scorso, e quindi in un momento di relativa calma, utile a iniziare la transizione pacifica dei poteri, dal comando americano a Bagdad si guardavano bene dall’invitarlo a far svolgere elezioni e solo su sua insistenza il Governatore dell’autorita’ provvisoria della coalizione Paul Bremer acconsentì a che egli indicesse delle ininfluenti elezioni a livello comunale ma proibendogli successivamente di indire quelle a livello provinciale, ben piu’ importanti e corrispondenti alle nostre regionali. Cio’ che gli americani volevano era un governo di personaggi a loro affidabili con cui poi manovrare indirettamnte l’intera questione e compreso cio’ Calamai si dimise. Ma queste cose non le sentiremo mai dire a Porta a Porta dove la democrazia viene esportata senza contraddittorio tanto al chilo per tre ore a sera.