Pantani era giovane, triste, eroico, debole, caro agli dei, non un malato(da Il Foglio di oggi)
Mettendo sempre di mezzo la depressione, riducendo tutto a giudizio clinico, pensando e lasciando pensare che la materia abbia un’anima in proprio e indipendente dall’uso che ne facciamo noi, che le cose producano un’attività spontanea e facciano male di per sé, anche la chimica, anche le droghe, anche il doping o l’alcol o qualunque altra sostanza, finiamo per espropriarci della modesta e timorata gioia di vivere (con un tanto di intensità e di significato) che ci hanno donato il mito, la religione, la letteratura, la musica, e perfino il buonsenso. (segue in DOCUMENTI)
Non fraintendete, non pubblico questo pezzo come il promesso “peggio di”. Al contrario. E’ oggi, senza firma, in terza pagina sul Foglio, quindi attribuibile a Giuliano Ferrara anche formalmente, non bastasse lo stile a renderlo riconoscibile.
da Massimo Puleo
Se uno mangia cento polli all’anno ed un altro nessuno, per l’ISTAT ne hanno mangiati cinquanta a testa, e – al punto in cui siamo – non mi sembra più corretto semplificare così le cose (come non mi sembra corretto mangiare cento polli all’anno..). Il nocciolo della questione “inflazione percepita” è tutto qui. Ad alcune classi sociali i ribassi dei prezzi di taluni generi voluttuari sono del tutto indifferenti, semplicemente perché non se li possono permettere, visti gli aumenti di quelli di sussistenza. Un’utile proposta sarebbe allora quella di calcolare l’inflazione per categorie di consumatori, cioè in base alle capacità economiche delle varie famiglie: insomma, differenziare i panieri. Inutile dire che tale accorgimento sarebbe politicamente inopportuno, perché rappresenterebbe la traduzione in cifre del fatto che l’inflazione non è uguale per tutti ma che colpisce molto più duramente gli italiani meno abbienti.
da Claudia Firino, Sassari
Gentile Robecchi, mi permetto di aggiungere al suo elenco di “categorie” sanamente incazzate le donne, o per lo meno chi fra loro soffre di problemi d’infertilità o di malattie genetiche. Sono purtroppo meno visibili e sicuramente meno coccolate dai media ma ci sono, e sono molto, ma molto incazzate. A tal proposito consiglio il bell’articolo di Miriam Mafai comparso su la Repubblica dell’11 febbraio.
IN DOCUMENTI
da Natalino Russo, Seminara
Caro Csf, pare che le ultime tre parole pronunciate da Marco Pantani siano state : ” Lasciatemi in pace”. Vogliamo provare tutti ad esaudire questo suo ultimo desiderio? O perlomeno, se proprio dobbiamo disobbedire e disturbare la pace nella quale ora è immerso, farlo con una preghiera ?
da Pier Franco Schiavone, Milano
Caro CSF, alla prossima intervista a Simona Ventura, assoldo un killer e ti faccio far a fuori a “roncolate”, “mazzate”, ti faccio “aprire come una cozza”, oppure vado a raccontare in giro che sei stato l’amante della Santanché, che indossi mutande D&G, che sei amico di Briatore e possiedi l’opera omnia di Rosa Alberoni.
da Pino Granata
Sarà anacronistico da parte mia, ma leggere questi giudizi sulle mamme italiane mi provoca un certo malessere. Il fatto che siano poi delle donne ad inveire sulle madri peggiora la situazione. Confesso che io penso subito alla mia di mamma (ottantasettenne) che più invecchia e più adoro ed allora non posso essere minimamente d’accordo con questi giudizi lapidari. Comunque inviterei ad essere più analitici quando si pensa al ruolo delle donne nella storia. Non dimentichiamoci che fino al Settecento ancora ci si interrogava sul fatto che le donne avessero un’anima o no. Comunque vi rimando tutti alla lettura dello splendido “Una Stanza Tutta Per Se” di Virginia Woolf
da Rita Guma
Effettivamente il contesto in cui ho brevemente citato Coriolano poteva ingenerare confusione, ma ritengo davvero preferibile chi dichiara subito la sua vera natura e i suoi intenti (con o senza un ravvedimento finale), piuttosto che coloro che si mascherano da idealisti per svelare solo dopo i propri veri scopi. Quanto a Cincinnato, con gli esempi che abbiamo oggi in politica e nell’industria agricola, non lo scarterei…
dalla Stampa
“E’ scappato di nuovo davanti a tutti ma questa volta nessuno lo ha ripreso”. Chi? Pantani, naturalmente, in uno dei tanti servizi televisivi. Ma no, neanche questa era la fuga buona: lo ha inghiottito il gruppone della retorica.
Sono rimasto molto colpito dalla capacità della nostra professione di produrre barocchi commenti quando si consuma un dramma. Oggi e domani sono in giro per interviste. Spero proprio, dopodomani, di pubblicare il peggio che è stato scritto. Non solo sul piano della retorica dei giornalisti ma anche su quello dei giudizi tranchant degli addetti ai lavori, tipo la colpa è di questo e di quest’altro (dei giornalisti, dei tifosi, dei dottori). Solo gli amici, quelli veri, hanno con coraggio detto: “La colpa è nostra che non siamo stati capaci di impedirlo”. (csf)
da Gianluca Freda
Caro csf, io ho la brutta impressione che ci si dimentichi, quando si parla della resistenza, che alla guerra non è lecito applicare gli stessi criteri di giudizio morale che adoperiamo in tempo di pace. In guerra chiunque è un assassino, ed è legittimato e incitato a esserlo. Non è facile parlare di responsabilità morali dei singoli individui dalle nostre poltrone di posteri. Esistono invece responsabilità politiche e storiche di chi la guerra la volle, la iniziò e la esaltò, e costoro non furono certo i partigiani. Temo che gli attacchi alla resistenza mirino a sovvertire questa semplice verità politica. La verità sarà rivoluzionaria, ma di che tipo di rivoluzione stiamo parlando?