da Alessandro Ceratti
E’ stata lanciata una bottiglia incendiaria contro l’abitazione di Stefania Ariosto. Lo sapevate?Ora, immaginate che avessero tirato una molotov contro lo sudio di Previti. L’avreste saputo?
da Paolo Beretta
Stia tranquillo, Sig. Catalanotti, non mi sento umiliato, né divulgo falsità alla gente, come lei sembra implicare. La mia coerenza è cristallina, che a lei piaccia o meno. Mi trovi un solo posto dove ho detto o scritto che i sovietici trattavano bene gli ebrei. Non ho problemi ad ammetterlo. Vorrei però che si ammettesse anche, tanto per coerenza, che gli israeliani trattano i palestinesi anche peggio dei sovietici. Se poi uno, pur essendo intelligente, usa la sua intelligenza per sparare “fregnacce”, come Ferrara, certo che è un’aggravante. Se poi non è d’accordo, è un problema suo, non mio.
di Maria Novella Oppo (L’Unità)
Benché la seconda puntata di «Ballarò» fosse dedicata a temi planetari (guerra, pace, impero e terrorismo) dai quali dipende la sorte stessa della umanità, non è mancato qualche momento di viva ilarità. Tutto merito, bisogna riconoscerlo, del ministro Marzano, che ha dominato incontrastato nel campo delle indiscusse banalità (tipo: «il nostro governo avrebbe preferito la pace rispetto alla guerra»). Ma, quando il conduttore Floris ha fatto una deviazione sul fronte della satira (e relativa censura), mandando in onda uno stralcio di Sabina Guzzanti, Marzano ha capito che doveva dare di più. Di fronte ad argomentazioni satiriche irresistibilmente critiche verso il governo in carica, Marzano, oibò, è stato sul punto di sfoderare la sua indignazione. Poi però si è accontentato della logica pura, mettendo in campo il teorema che viene usato da tempo contro chiunque gridi al regime. L’argomento è questo: se si può dire che c’è un regime, vuol dire che il regime non c’è. Argomento apparentemente inoppugnabile, ma anche reversibile. Infatti, se Sabina Guzzanti non può dire che c’è il regime, allora vuol dire che il regime c’è.
da Pino Granata
Il semiologo Calabrese ha cominciato le pratiche per dimettersi da italiano. La motivazione per queste dimissioni è che quando va all’estero e capiscono che è italiano cominciano i sorrisetti di compatimento. Credo che molti la pensino come lui (ed io sono fra questi). Ma mentre lui ha la possibilità di tornare francese, altri non ce l’hanno questa possibilità.La domanda è se ci si dimette da italiani che succede? Si diventa apolidi? Credo che resterò italiano malgrado tutto.
da Primo Casalini, Monza
E mi sono preso del “saputo”, participio passato, ahimè. Preferirei saputello, ma non ho più l’età, è roba da giovani. Ma mi fa piacere che Luca Sofri, invece del laterale, abbia fatto la mezza punta. Il laterale si basa sugli schemi, la mezza punta sull’estro. E’ un ruolo a rischio: a Massimo Fini, splendida mezza punta che gioca senza parastinchi, come Omar Sivori, gli hanno fatto un fallo che lèvati. Il guaio è che non c’è l’arbitro, ma solo l’arbitrio. E noi ci dilettiamo con i nostri fioretti col bottone in cima mentre c’è chi gira con lo spadone.
da Vincenzo Rocchino, Genova
Il Presidente del Consiglio, e Presidente della UE, non perde occasione per vantarsi dei suoi principi di libertà e giustizia. Non mi risulta però, e quì mi piacerebbe di essere smentito, che si sia mai adoperato presso il “suo amico e alleato” Bush, per porre fine alla incredibile disumanità di Guantanamo, dove le regole della “civiltà occidentale” sono vergognosamente ignorate e offese. Dovrebbe farlo, anche in nome dell’Europa che oggi rappresenta. O dobbiamo dimostrare con quanto là si pratica, “la nostra superiorità”?
da Giorgio Trono
Caro Claudio, condivido tutti i tuoi giudizi sugli ospiti dell’Infedele di sabato, tranne uno: al di là dell’eccezionale fetecchia (che solo Dagospia ha scambiato per “petecchia” e che avrebbe steso chiunque), la Guzzanti si è troppe volte lasciata andare all’insulto: “ciccione” ripetuto in più occasioni, “mi fai vomitare”, fino ad un “toglieteli il microfono” che stona detto da chi ha subito una censura. Insomma, al “teppistella ignorante” di Ferrara poteva rispondere insultando a sua volta, ma con maggior classe. E ad un comico dovrebbe riuscire più facile.
da Claudio Trezzani
Visto che il Suo cognome, Gentile Sabelli, un tempo veniva assimilato ad eresia ( I Sabelliani, come gli Apollinariani, i Priscillonisti, i Macedoniani), m’affretto a stabilire che non è così. Perchè le eresie Lei mi sembra orientato a smascherarLe , piuttosto che professarle. Non tanto considerando l’inversione a 360° di Fini, quanto alla NecroEsternante (ventriloqua del fu consorte) Donna Assunta. In due righe, anzi tre, è riuscito a farle sconfessare affrettata adesione al voto agli extracomunitari. Al quale, beninteso, anch’io sono favorevole.
di Libero Pensiero (www.saltodelcanale.it)
C’è in giro gente che vorrebbe si rispondesse solo con un sommesso e sorridente “grazie!” a chi ti interrompe mentre stai parlando, ti impedisce di esercitare la tua pacata libertà di espressione e ti dipinge come una “piccola antisemita”, “ignorante” ed… “autorale”. Io a quel “grazie” preferisco di sicuro l’indifferenza, ma, non potendo esercitare in tv questo sacrosanto diritto soggettivo di estraniazione, dovendo scegliere, mi unirei a chi volesse decidere di rispondere con “toglietegli il microfono”, “ciccione” e “fetecchia”. Non è certo il massimo, ma è sempre meglio di continuare a prendere schiaffi in pubblico da un ben poco educato, puerile e banale giullare.
La prossima volta, una firma più “normale”.
da Claudio Urbani
Era in Italia da 10 anni. Dejun Doudou è morto di leucemia perché a Dakar è stato negato il visto al fratello che poteva donargli il midollo per salvarlo. Colpa della burocrazia, della legge che gli impediva ai suoi parenti di venire legalmente, sono le patetiche scuse di chi pateticamente ci governa.