da Alberto Arienti
Ma lo volete capire che la libertà e un tutt’uno da difendere a prescindere? A me il Giornale non piace e Belpietro men che meno, ma so che se ci freghiamo di quello che è successo solo perchè non è capitato ad uno dei nostri, ci siamo già preparati la trappola che scatterà per i giornali che amiamo. Non dimenticate che il programma di Castelli prevedere durissime pene per chi infrange il segreto istruttorio.
da Silvia Palombi
18 ottobre 2003, sabato pomeriggio a Milano. Ieri è stata, come ogni anno dal 1993, la giornata mondiale di lotta alla povertà.Nella saletta di una banca Sebastiao Salgado ci fa la doccia scozzese, senza tregua, senza pietà.
Guardare le foto del Brasile e ascoltarlo mentre le illustra una a una mostrando i progressi della riforestazione in atto nel Minas Gerais a cura del progetto TERRA, promosso dallo stesso Salgado, dalla Banca Etica e altri enti sensibili provoca un senso di conforto, di tepore consolatorio. (SEGUE SU DOCUMENTI)
da Alessandro Ceratti
Quello che mi dici, caro Claudio, mi fa inorridire. E’ chiaro che, così severamente e personalmente scottato, la tua posizione non possa essere quella che è. Sai che cosa ti dico? Hai ragione. Però il punto non è tanto (non solo) giornalisti vs politici. Il punto è che quei 36 milioni li doveva pagare Previti, visto che aveva perso. So che le spese processuali (anche la parcella dell’avvocato della controparte) sono a carico di chi perde, ma evidentemente non è così sempre. (…) Quanto poi al fatto che se un giornalista dice una menzogna il mercato lo punisce: questa favola raccontala a qualcun altro. In Inghilterra forse. In Italia un quotidiano come “Il Giornale” va avanti da anni (numerosi anni) a raccontare frottole consecutive e le sue vendite non subiscono significative flessioni.
da Fernanda Sarzi
L’avv.Arena giudica liberticida la legge sulla par condicio; mi pare che negli Usa esista il cosiddetto ‘equal time’ che a occhio sembrerebbe parente stretto…
da Gigi Forzese
Gabanelli (Report) scrive su Io Donna di questa settimana alcune cose interessanti sui meccanismi che stanno dietro l’auditel. Prendendo spunto dal fatto che i grafici degli ascolti relativi alla domenica del grande black out erano stranissimamente uguali a quelli di tutte le altre domeniche,ha chiesto al presidente dell’auditel il perche’ di questo fatto ricevendone una risposta chiaramente fasulla. Ma quello che piu’ conta e’ cio’ che dice la Gabanelli a proposito delle famiglie che hanno il meter e formano il campione auditel.Pare che al momento della selezione gli venga chiesto preventivamente cosa preferiscono vedere.Per cui quando per la naturale rotazione delle famiglie dentro il campione avvengono gli avvicendamenti la scelta puo’ cadere su una che preferisce il Tg5 o il Tg1 perche’ loro lo sanno prima.Non si fatica a comprendere come se il campione e’ formato da gente che preferisce il Tg5 (e lo si sa prima) poi e’ il Tg5 che vincera’ la terribile sfida dell’auditel.Sconvolgente no?
D’accordo Claudio, capisco i tuoi timori. Però -purtroppo ?- nel mondo reale non esistono soltanto le opinioni (che possono anche essere diverse dalla mia) ma anche la verità. E le menzogne. Tutelare le differenti opinioni è sacrosanto, tutelare le menzogne no. Non è facile distinguere? E’ vero. Bisogna provarci, e, siccome è difficile, magariessere di manica larga nelle valutazioni. Però insomma non tutto è lecito, certe comportamenti determinano (ed è giusto che sia così) certe reazioni, anche “violente”. Per esempio: non è stato Hitler a dichiarare guerra a Francia e Inghilterra ma il contrario. Però il guerrafondaio rimane lo stesso lui.
Se un giornalista dice una menzogna esiste il mercato che lo punisce. Se la menzogna fa danni, esiste un tribunale che lo condanna. E tu non hai idea di quanti giornalisti siano trascinati in tribunale, spesso in maniera provocatoria e intimidatoria. Molti anni fa il noto Previti mi ha fatto causa per un articolo su Cuore. Il multimiliardario evasore fiscale confesso contro un normale lavoratore. Avevo ragione io ma la causa è durata ugualmente tanto tempo. A mie spese perché Cuore non esiste più. Ho vinto. Sai quanto mi è costato e quanto ho dovuto pagare per la mia difesa? Trentasei milioni. Pagati di tasca mia. E vuoi che non difenda i giornalisti da chi li vuole coinvolgere giudiziariamente? (csf)
da Primo Casalini, Monza
Non sono d’accordo con csf. Come si fa ad essere contrari a qualsiasi perquisizione? Poche balle, un giornalista non può essere perquisito ed un idraulico sì? Certo, mi sono chiari i rischi, ma una persona è una persona è una persona: sia il giornalista che l’idraulico. Nei rischi veri, molti giornalisti ci cadono da soli ogni giorno, oggi in Italia: autocensura e cupidigia di servilismo. Non ci sarebbe stata, altrimenti, una così larga solidarietà a Ferrara sul discorso del mandante linguistico. Furio Colombo, comunque lo si giudichi, é veramente una voce fuori dal coro, e per questo dà fastidio. Tanti altri dicono di essere fuori dal coro, in realtà sono solo dei coristi stonati. I giornalisti, se veramente vogliono, sono in grado di difendersi. Ma vogliono, o preferiscono l’inciucio linguistico, il giorno in cui tutte le vacche sono bianche?
Viviamo in una società nella quale un politico ti può querelare ma tu non puoi querelarlo, in cui un magistrato ha uno strapotere incredibile sulla vita del singolo cittadini, in cui un ministro può mettere sotto un vecchietto con l’automobile e non essere giudicato. I tre poteri, sostanzialmente, sono strapoteri. Il quarto potere, che dovrebbe essere contropotere, può essere bistrattato, e di fatto lo è, dagli altri tre. Per questo lo difendo da qualsiasi ingerenza, a costo di essere considerato corporativo, a costo di difendere persone che non mi piace difendere. I danni che può fare la diffusione di notizie che dovrebbero restare riservate sono assolutamente minimi rispetti ai danni che può fare la non diffusione di notizie che dovrebbero essere divulgate. (csf)
da Rita Guma
Mi sembra che autorevoli commentatori legalitari e di sinistra demonizzino Grasso, mentre il procuratore ha portato a giustificazione delle sue scelte le disposizioni del CSM che indicano in 8 il numero massimo di anni di permanenza di un magistrato su inchieste di mafia e stabiliscono l’impossibilita’ della suddivisione di responsabilita’ fin qui attuata. Grasso, cioe’, dice di seguire la legge, mentre gli altri dicono che blocca la lotta alla mafia. A margine, inutile aggiungere, perfide insinuazioni…
da Paola Altrui
La censura e la repressione del dissenso fanno paura a tutti; ma perché dare per scontato che siano questi, gli scopi perseguiti dalla Procura di Perugia nell’ordinare la perquisizione della redazione romana del Giornale? Sono in corso indagini tese ad appurare l’eventuale violazione del segreto istruttorio nella vicenda Telekom Serbia: è davvero incomprensibile che i magistrati vogliano verificare se, presso la redazione di un quotidiano che diffonde notizie ufficialmente sottratte alla cognizione di tutti gli altri, siano detenuti documenti coperti dal segreto istruttorio? Possiamo, ogni tanto, fidarci dell’operato dei giudici (o almeno differirne la stigmatizzazione all’eventuale, successiva prova della loro malafede)? O forse il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge si arresta dinanzi alla soglia delle redazioni, oltreché a quella di Palazzo Chigi?
Alessandro Robecchi sul Manifesto e in Documenti parla del novissimo libro di Adornato. Vi si parla di etica. La lingua batte dove il dente duole. (csf)