da Filippo Argenti
Noticina per Bertinotti e Pecoraro: per ottenere il Quorum bisognava ascoltare Bossi e puntare i cannoni (e il relativo rombo) …verso le spiagge, non contro gli immigrati. Se poi si trasformavano i seggi in trincee…
da Alessandro Ceratti
Si ventila lontanamente che i radicali possano sostituire i leghisti al governo? Presto fatto, e per la prima volta in un lustro è possibile ammirare per qualche tempo il faccione di Marco Pannella nel TG1 di prima serata. E il caso Tortora diventa straordinariamente il caso del giorno. Oh, che bei mass media che abbiamo!
da Susanna Pozzoni
Dichiarazioni spontanee: cioè vado ad un proceso e parlo, senza che alcuno mi rivolga una domanda, anche piccola, per ore buttando fango su tutti (tutti colpevoli? Nessun colpevole…) e affermando che l’hanno buttato, per sette anni, addosso a me. Insistendo istericamente sul fatto che si imbastiscano processi, senza prove, buttando a mare i soldi dei contribuenti, solo per liberarsi di un avversario politico. Che è stato votato (e automaticamente dichiarato innocente) dal popolo. Sarebbe roba da circo, se non fosse drammaticamente reale.
Gabriele Vegetti, Bologna
Caro Casalini, non so come funzioni a Monza, ma da queste parti la bolognesità è ancora sentita. E il sindaco è ancora una figura che appartiene più all’immaginario popolare che all’amministrazione dello Stato. I vecchi, gloriosi sindaci (Dozza, Zangheri, Imbeni) ancora vengono ricordati come rappresentanti della suddetta bolognesità: gente che potevi incontrare la mattina al bar, scambiarci quattro chiacchiere e che però sapevano rappresentare degnamente la città in ambito nazionale. E Guazzaloca, pur stando dall’altra parte, in fondo appartiene alla stessa razza. E infatti ha vinto contro una candidata infelicemente scelta che non rispondeva a queste caratteristiche. Sembrano cazzate, ma sono le cazzate che fanno la differenza tra una vittoria e una sconfitta. E infatti gli esempi da lei portati sono tutti illustri rappresentanti delle rispettive città. Per questo la candidatura paracadutata di Cofferati suscita tante perplessità, anche a sinistra. Già vedo molti storcere il naso: cosa c’entra Cofferati con Bologna? E’ mai stato qui, se non per partecipare a qualche convegno? Ha mai chiacchierato con i macellai del mercato? Ha mai fatto notte in qualche osteria? Ha mai provato sulla propria pelle i problemi quotidiani della città? Dico queste cose da ammiratore di Cofferati: lavittoria è tutt’altro che scontata.
Ognuno dice la sua, ovviamente. Quindi chi non voleva questo referendum dice che ha perso chi lo voleva. Chi lo voleva dice che lo ha fatto perdere chi non lo voleva (ovvio). Bertinotti, visibilmente seccato, dice che ora il dialogo è più difficile. Insomma gliela farà pagare. Succede, a sinistra, quello che si sapeva fin dall’inizio che sarebbe successo. Stupendo il commento di Armando Cossutta il quale ribadisce l’enorme errore di fare questo referendum ma spiega che è andato ugualmente a votare. Resta la volgarità di alcuni commenti della destra come al solito incapace di commenti sobri e di analisi pacate. Antonio D’Amato, presidente di Confindustria, parla di “una campagna demagogica e mistificatoria che ha alimentato veleni per due lunghissimi anni, ha ingigantito i costi per le imprese con 27 milioni di ore di sciopero, ha comportato il sacrifico di una vita: quella di Marco Biagi. Ma gli italiani non hanno abbozzato”. No, gli italiani non abbozzato. Hanno votato sì, hanno votato no, non sono andati a votare. Ma a strumentalizzazioni come questa rispondono in coro: vergogna Confindustria.E vergogna rispondono anche alla dichiarazione del ministro del Welfare, Roberto Maroni, il sassofonista della Lega: “Cofferati ha ingannato milioni di persone, ha incassato popolarità e adesso sta già galleggiando per l’incasso verso Bologna…A me spiace che vada a candidarsi nella città di Marco Biagi…Spero che Bologna rifiuti di farsi guidare da uno come Cofferati”. Ripeto: si vergogni sassofonista.
Claudio Sabelli Fioretti
Ora grazie ai riformisti DS e alla Margherita anche il referendum è uscito dal novero degli strumenti democratici in Italia. Perfetto! Grazie Fassino e… grazie anche a Cofferati.
da Luca Di Ciaccio
Carissimi, vi informo che ho aperto oggi una depéndance del Ludik blog per ospitare TMO watch. Ovvero un’accurata e periodica recensione di TeleMonteOrlando, la prima Telestreet meridionalista, pacifista, bipartisan, cristiana (ecc. ecc.) e gaetana, che dal tinello del signor Ciano si irradia sul quartiere Montesecco di Gaeta. Con l’aggiunta di aggiornamenti e commenti. L’indirizzo è http://tmowatch.splinder.it
da Claudio Urbani
Una sconfitta amara, non numericamente amara, ma amara in considerazione che 3.137.592 lavoratori non sono ammessi agli stessi diritti degli altri e li fanno sentire di serie B. Lo sono per il modo in cui sono trattati, per gli incubi che gli altri non hanno, per le famiglie che debbono sostenere. Ma soprattutto perché si ribadisce il privilegio del 90% dei padroni, che ne hanno già tanti a loro favore. Ma lasciamo ora da parte questa amarezza, meditiamo sulle parole del ministro Sirchia:” I soldi sono finiti, per la sanità è l’ora delle polizze private” I ricchi, pardon i padroni, sono ancora salvi…
E’ una mia vecchia fissazione, da lavoratore che ha vissuto molti anni da precario: mi sarebbe piaciuto che in tutto questo dibattito sull’articolo 18 non si parlasse solo di lavoratori di serie A e di serie B, ma anche dei lavoratori di serie C, i disoccupati, dei quali a volte ho la sensazione che si interessino (pelosamente) più i padroni che i sindacati. Per non parlare dei loro colleghi garantiti. (csf)
da Giorgio Goldoni
Martedì 17.5 è il 50° anniversario dela brutale repressione comunista e sovietica delle rivolte anticomuniste scoppiate nella allora DDR. La data potrebbe servire da meditazione per i nostri inossidabili comunisti italiani, ai quali è stato risparmiato un destino di repressione, che continuano ad ineggiare a un erede diretto dei Vopos e dell’Armata Rossa, Fidel Castro, che ama circondarsi di una troupe di utili funanboli, Gianni Minà, Marco Rizzo, e, ultimo arrivo, il presidente brasiliano Lula.
Caro Giorgio, l’Urss represse le rivolte anticomuniste della Ddr. Che c’entra Fidel Castro? Fidel Castro ha già le sue colpe da solo per addossargliene altre. Lula poi. Forse tu applichi la proprietà transitiva accumunando tutti nel comune comunismo. Castro amico di Fidel. Fidel amico di Lula. Quindi Lula ha represso la Ddr. Mica male. Adesso applico io e considero tutte le nazioni in cui c’è liberismo e capitalismo colpevoli in solido delle stragi fra hutsu e tutu. Va bene così? Ti ho convinto?