da Vittorio Grondona
Natalino, provi Lei a fare domanda per avere la concessione di una rete televisiva. Ci racconti poi la facilità con la quale l’ha avuta. Nerone non fecit interessi romani bruciando roma, non adicevansi at imperatore interessi personali! Bettino Craxi da parte sua non fecit interessi italiani passando grosso affare at disinteressatissimo Cavaliere imprenditore, non addicevasi tale comportamento at uomo politico eletto dal popolo! Certo è difficile scrivere come Lei, senza peraltro costruire nulla!
da Cesare Bardaro
Dedicandoli a quegli Inquilini della Libertà ( come l’ avv. Arena) che hanno accusato di volgarità noi “comunisti” per gli insulti inviati al loro amato leader, inoltro alcuni brani di una lettera pubblicata da Repubblica di venerdì 23 maggio ( pg.16 ) e scritta dalla quintessenza del berlusconiano di ferro, Emilio Fede:” …Non amo – è contro la mia deontologia – rivalermi sui colleghi. Anche se imbecilli (metaforicamente parlando) come Michele Serra. Devo dire che da un direttore mi sarei aspettato più rispetto per un collega, io. Certamente più autorevole di questo imbecille di Michele Serra. Metaforicamente parlando è da prendere letteralmente a calci in culo. E’ così che si perde credibilità. La vostra.”
da Guglielmo Venturi
Nessun dorma l’ 11 giugno prossimo. Ci sarà l’ennesima udienza del processo Sme, in un’austera aula del palazzo di giustizia di Milano. Un’aula che istituzionalmente, per i processi che vi si svolgono, sprigiona angosce, miserie, drammi e spesso lacrime. L’ 11 giugno ci sarà invece una esibizione straordinaria. Il nostro presidente del consiglio ci ha formalmente promesso che quel giorno sarà presente e che ” ci sarà da divertirsi.” Se lo dice Lui, c’è da credergli. Non so perchè, ma questo divertimento popolare annunciato non riesce a rallegrarmi. Un processo per corruzione di giudici suscita in me inquietudine, umiliazione e vergogna, qualunque ne sia l’esito. Ed in questo quadro, la prospettiva di un divertimento prodotto da un monologo da cabaret mi provoca, scusatemi, conati e nausea.
da Primo Casalini, Monza
Chi sa fare quattro conti veri, lo sa come stanno le cose: conveniva vendere la SME nel 1985 a 500 miliardi, non dieci anni dopo a 2500 miliardi. Anche dal punto di vista finanziario. Vendere a chi? A chi era disposto a comprare a condizioni accettabili. Vogliamo dirla tutta? I panettoni di stato erano un simpatico ed innocuo concorrente per certuni, e per certi altri un gradevole frutteto per incantevoli nipotine e cuginastri scioperati. Vendere, vendere, vendere. Mi piacerebbe che si parlasse anche di una battaglia che purtroppo Prodi perse contro Cuccia: quella per le tre banche di interesse nazionale. Ma su questo argomento, tutti zitti e mosca (con la emme minuscola, la mosca siamo noi, altro che parco buoi). Alla fine, il conto c’è stato, con la finanziaria di Amato: colpa nostra, avevamo vissuto tutti sopra le nostre possibilità. Così ci hanno spiegato. Stanno ricominciando a dircelo, adesso. Bel mestiere, fare gli affari con i soldi degli altri e con le frequenze di tutti.
da Barbara Melotti
“Dedicato a chi ancora è capace di indignarsi” è il titolo della bella lettera degli sceneggiatori de “La meglio gioventù” pubblicata domenica da Repubblica.E io la dedico ai lobbisti.
In Documenti
da Alessandro Ceratti
Come dimostrare che l’estensione dell’art.18 non provocherà nessun tracollo nell’economia? Semplice, semplicissimo. Oggi ci sono milioni di lavoratori nelle piccole imprese che potrebbero essere licenziati anche senza giusta causa dai loro datori di lavoro. E tuttavia i padroni, anche se ora li possono licenziare, se li tengono. E se li terranno anche dopo un’eventuale vittoria del SI. Quindi non cambierà un gran ché.Dimostrazione n.2 Immaginiamo questo caso: c’è un datore di lavoro che è incerto, sta pensando di licenziare un operaio (il quale certo lavora, ma è un po’ una testa calda) ma si trattiene, perché poi gli tocca dargli l’indennità. Però adesso c’è il referendum. La vittoria del SI forse è improbabile, ma non impossibile, insomma è un rischio concreto. Bene quel padrone si affretterà a licenziarlo, prima che sia troppo tardi. Se no poi gli tocca tenerselo per sempre! Allora dovremmo attualmente assistere ad ondata di licenziamenti, perché le piccole imprese sono tantissime e lavoratori da esse occupati milioni. Vi risulta qualcosa di simile?
da Claudio Urbani
Non ho mai avuto doti di preveggenza, altrimenti vivrei di terni al lotto, ma visto che sto scrivendo alle ore 9,45 di lunedì 27/05, posso godere dei risultati in Spagna. Da questi apprendo che si può affermare di avere avuto una grande vittoria non avendo subito una grande disfatta: spero di assimilare il concetto prima dei risultati italiani, potrebbe essere più facile capire l’esultanza di tutti.
da Paolo Beretta
La moda del momento e’ dare addosso a Prodi, in particolare per la cessione Alfa a Fiat. Personalmente mi chiedo, visto che l’acquirente alternativo era Ford, se al 2003 lo stabilimento di Arese, in mano Ford, sarebbe ancora aperto o meno. Se le risorse umane sarebbero le stesse o meno. Forse la vendita a Fiat non e’ stata la piu’ conveniente, ma senz’altro la casa di Torino era piu’ controllabile politicamente. Forse questo Prodi lo mise in conto. Sicuramente ad altri, oggi, non fa comodo considerarlo.
“Romanzo di fantascienza” da Dario Fo & Franca Rame News
Dopo l’incredibile scoop della settimana scorsa (la truffa della corrente elettrica) siamo qui ancora una volta per stupirvi con una notizia che dire che e’ una bomba e’ un vezzeggiativo! Il superscoop alla settimana! Questo si’ che e’ ritmo!!! Leggete, maniaci dell’occulto!!! Siamo ai confini della realta’. Oggi, maggio 2003, pianeta Italia. Quel che succede e’ che c’e’ un signore che ha diritto a un bene e un altro signore che lo detiene e che riesce a non consegnarglielo e che lo fa grazie a una legge scritta apposta per lui.
Segue in Documenti, insieme al testo di una mail di protesta da inviare a Ciampi, Pera e Casini. Ricordate che, solo per le mail inviate al Quirinale, queste devono contenere oltre al nome e cognome, anche la residenza del mittente per non essere cestinate.
da Pasquale Iacopino
Putin ricorda (“La Repubblica” – 25.5.03) che ai tempi dell’URSS i Beattles “erano molto amati e che la loro musica, molto popolare, era come una boccata di libertà.” Putin, come sappiamo tutti, era nel KGB non certo l’uomo delle pulizie; ma se anche lui anelava alla libertà e per assaporarla, virtualmente, all’epoca dell’URSS, ricorreva all’ascolto della musica dei Beatles, ed oggi, per gustarla, realmente, ha bisogno di stare a tavola con un mangia comunisti come Berlusconi: chi diavolo avrebbe tolto la libertà ai popoli dell’ex URSS? (…)