da Giorgio Trono
Caro Ceratti, giusto per insinuarle qualche dubbio sul referendum, le racconto di un mio amico che la settimana scorsa è stato licenziato da un’impresa con 5 dipendenti (ripeto, 5) per essersi mandato a quel paese con il datore di lavoro. Oggi stesso è stato assunto da un’altra impresa con 13 dipendenti. Se ci fosse stato l’art.18, lei crede che questo mio amico sarebbe stato contento di essere reintegrato nel posto di lavoro, per lavorare nella stessa stanza del capo con cui si era mandato affanculo? Se ci fosse stato l’art. 18 lei crede che il mio amico sarebbe stato assunto così prontamente da un’ altra parte? Non pensa invece che prima di assumere gli imprenditori ci penseranno mille volte di più perchè sarebbe molto più difficile e costoso dover eventualmente licenziare? Lo sa che nella mia regione (Puglia) circa il 98% delle imprese ha meno di 15 dipendenti? E continua a pensare che il referendum non coinvolga nessuno?p.s. Si accontenti di votare Si per abbattere D’Alema, ma ci risparmi ragionamenti “economici” campati in aria.
da Giuseppe Meli, Milano
Risultati delle ultimissime elezioni: per il momento tutti i successi della destra sono concentrati in Sicilia. Vivo a Milano dal 1956 ma sono siciliano e, come tale, non posso non ricordare con apprensione quanto scritto dal giornale La Padania nel n°234 del 3-10-98 sull’origine dei capitali di Berlusconi. Mi sorge il dubbio che una certa parte della Sicilia voglia continuare a sdebitarsi con B. per le sue benemerenze acquisite: per esempio l’ospitalità offerta a suo tempo ad Arcore al sig. Mangano, le solide amicizie con gentiluomini siciliani come Dell’Utri, l’affettuosa accoglienza in Forza Italia riservata a professionisti che hanno avuto rapporti di lavoro con elementi incappati per mafia nelle maglie della Giustizia, le distrazioni del suo governo nei confronti dei fenomeni di mafia nonché la dichiarata consapevolezza che “con la mafia gli Italiani devono imparare a convivere”.
da Claudio Urbani
Riporto le parole dell’ex sindaco di Treviso, Gentilini: “Questi tre chiodi serviranno per appendere l’orsetta siberiana e scotennarla piano piano come si fa con la pelle di un coniglio”, spara lo Sceriffo, nella centralissima piazza dei Signori. “La Campagner? La butteremo nel Tevere e non nel Sile perché non lo merita”. Consiglio a Berlusconi di nominarlo, al posto di Giovanardi, ministro nei rapporti con il Parlamento : Gentilini sarebbe l’uomo giusto al posto giusto per estirpare il bubbone comunista dalla Repubblica Italiana….. poi via in Europa !!!!
da Rosa Orti, Roma
Voterò si al referendum perchè:1. se vogliono, grande o piccola impresa, comunque ti licenziano, posso ben affermarlo dopo 20 anni di lavoro in varie aziende;2. oramai, grazie ai contratti di collaborazione (Co.co.co ecc) le imprese o le aziende, grandi o piccole che siano, difficilmente, ti assumo con contratto regolare e con i contributi per la pensione quindi chi è assunto va tutelato;3. non è vero che i licenziamenti creano posti di lavoro, tutt’altro: un 40enne o un 50enne licenziato che possibilità ha di trovare un nuovo posto di lavoro con contratto regolare? Purtroppo sono solo a conoscenza di persone licenziate che si sono dovute “adattare” a fare lavori diversi dalla propria specializzazione, dal proprio mestiere, sottopagati, cercando di pagarsi i contributi per la pensione. Al diavolo la professionalità acquisita dopo anni di lavoro; un licenziamento crea solo un disoccupato con difficoltà di trovare un nuovo lavoro.
di Emanuele Macaluso (per Il Riformista)
Sul Riformista di sabato, Sten si chiede: «Fascista è un insulto, perché mai comunista non può esserlo?». La domanda è rivolta a chi ricorda che nella coalizione vittoriosa contro il nazifascismo c’erano i comunisti; in Italia costituirono la forza più consistente contro un regime illiberale e contribuirono a scrivere la Costituzione. Ma, dice Sten, «dal 1945 al 1989 è stata combattuta una terza guerra mondiale, la cosiddetta guerra fredda, contro i regimi totalitari comunisti. Che l’hanno persa. E durante questa guerra è difficile negare che i comunisti italiani fossero dalla parte sbagliata. Per cui nulla osterebbe a trattarli allo stesso modo dei fascisti». Certo, i comunisti italiani a lungo si collocarono dalla parte sbagliata, ma è difficile negare che la Costituzione fu votata quando la guerra fredda era già esplosa. Ed è difficile negare che in Italia, dal 1945 al 1989, diversamente che nel ventennio fascista, la libertà fu garantita anche dai comunisti. I quali fecero tanti errori, ma non quello di uscire dalla legalità costituzionale, e si impegnarono con determinazione contro chi, da destra o da sinistra, voleva uscirne. Si provi il contrario e chiamatemi fascista.
da Gigi Forzese
Niente seggi per Natalina Arena. Natalina?? Ahh, questo spiega tutto: confesso che sono stato tentato fino all’ultimo di non votarla e alla fine ho ceduto: non l’ho votata.
Collegio Catania 3 – Totale Voti di Lista 362 – Totale Seggi Assegnati 0
Voti:Arena Natalina 10Cappadonna Concetto 5D’alessandro Oliva Rosalia 42Gallo Francesco 27Genovese Luciano 117Vincenti Giuseppe 128
da Massimo Balducci
Guazzaloca non ha bisogno di lavorare per farsi votare dai bolognesi. Questi lo hanno eletto per un unico motivo: potersene scorrazzare liberamente in macchina per le ex-zone a traffico limitato. E sono stati accontentati alla grande. L’unica carne da macello a Bologna è quella dei ciclisti e dei pedoni, che evidentemente sono da considerarsi cittadini di seconda categoria.
da Giorgio Goldoni
Non provate un po’ di compassione per i nostri cugini francesi? Un ministro degli interni che deve rinegoziare i principi costituenti di questa antica democrazia popolare con la comunità mussulmana francese che vuole il velo per le donne sulle carte d’identità, e vuole il velo nelle scuole. Un ministro degli esteri che ha verniciato di pacifismo la cinica politica francese nei confronti della sanguinaria dittatura irachena, per salvaguardare i diritti petroliferi e ora sempre su sollecitazione dei mussulmani francesi è in Israele per incontrare Arafat. La Francia diventerà la nuova ambasciatrice dell’Islam in Europa?
da Giorgio Senaldi, Milano
Paolo Beretta sembra attribuire al solo Prodi la responsabilità della cessione dell’Alfa Romeo alla FIAT. Ricordo che l’IRI, di cui Prodi era presidente, aveva già siglato un accordo con la FORD per tale cessione quando, tramite una nota di agenzia, un parlamentare, se ben ricordo liberale, espresse la sua indignazione e la sua contrarietà a che un marchio così glorioso finisse in mano allo straniero. A questa voce ben presto se ne unirono altre, comprese quelle dei sindacati, e la faccenda finì come sappiamo.Nessuno può dire che, se le cose fossero andate diversamente, oggi lo stabilimento di Arese sarebbe aperto e fiorente. Sappiamo però che la Ford avrebbe potuto aprire all’Alfa le porte del mercato americano dove il Biscione godeva di una immagine molto forte.