da Cesare Bardaro, Firenze
“Guerra difficile senza sostegno popolare. Dobbiamo tenere conto dell’opinione pubblica”.Jack Straw, ministro degli Esteri di Tony Blair, dopo le grandi manifestazioni di sabato.“Solo una concezione populista e peronista della politica può trarre dalla manifestazione di Roma la conseguenza che un governo democraticamente eletto e nel pieno delle sue funzioni debba cambiare la sua linea politica”Fabrizio Cicchitto, Forza Italia (ex PSI)
da avv. Lina Arena
Egregio sig, Claudio, crede veramente che l’Italia stia in attesa di conoscere le vicende della vita sentimentale di Chiambretti o di Rondolino o di Vauro? ma per carità! Al suo posto mi sarei rifiutata di imbrattare pagine per riferire quel che ha provato quell’individuo che risponde al nome di Rondolino e che ha scritto pagine degne di un lupanare di infima categoria.
da Piergiorgio Welby
Le esortazioni alla pace non sono retorica. E tuttavia rimangono inascoltate, si mostrano inefficaci. Lo sono sempre state. E’ difficile immaginare una concentrazione di voci di pace più possente di quella che si fa udire in Europa tra il XV e il XVI secolo: Cusano, Ficino, Moro, Erasmo. Ma è anche difficile immaginare un’epoca più cruenta, nella storia d’Europa, di quella che tien loro dietro. Sono quelle stesse voci a rendersi conto di essere rimaste sole a gridare nel deserto. Per trasportare nei fiumi sotterranei le anime dei morti in guerra, Caronte – lo scrive lo stesso Erasmo nel dialogo “Charon” deve lasciare la vecchia barca e comprarsi una trireme. Caronte si lamenta: “Sento dire che lassù c’è un poligrafo che con la sua penna non fa che combattere contro la guerra ed esortare alla pace”. Alastor, lo spirito vendicatore, lo rincuora: “Da tempo costui canta per i sordi. Una volta ha scritto un lamento della Pace disfatta; ora compone un epitaffio per la Pace estinta”. (ES)
da Livio Pedrazzoli
C’è qualcuno che sa indicarmi l’ufficio della Presidenza del Consiglio cui rivolgersi per la sostituzione della pila?
Sempre con grande lentezza procede l’aggiornamento del sito delle interviste. Stavolta mi sono dedicato a quelle di Amica dove, mese dopo mese, svisceriamo il fondamentale problema della prima volta. La vita sessuale, sentimentale, amorosa di Chiambretti, La Russa, Di Pietro, Rondolino, Vauro. Quella volta che Vauro si innamorò delle più brutta della classe, quella volta che Chiambretti si prese la cotta per la violinista del festival, quella volta che Di Pietro di fronte a una splendida ragazza scollata si fece di coca, quella volta che La Russa ebbe un avventura con una comunista, quella volta che Rondolino scoprì che la redazione di Porta a Porta era tappezzata di calendari di donne nude…
da Giorgio Trono
Ieri Berlusconi, oggi Tarek Aziz. Ma per quale motivo in nessuno dei due casi i giornalisti presenti (tranne poche eccezioni) non hanno abbandonato la conferenza stampa? Timore reverenziale o cos’altro?
Va bene, Claudio, ho sbagliato il titolo del mio precedente intervento su Gino Strada. Non invoco censure nei suoi confronti; credo però che i suoi insensati interventi sulla politica internazionale mettano spesso quasi in secondo piano lo straordinario lavoro che compie in giro per il mondo. E te lo dico da sostenitore (nel mio piccolo) di Emergency.
di Diana Guarnieri, Brescia
Se dovessimo scegliere ,ci sarebbero migliaia di persone che avrebbero la precedenza su Gino Strada, in quanto a dover tacere ! A cominciare da chi chiede democraticamente di far tacere qualcun altro.
da Salvatore Argiolas,Cagliari
Ho assistito con raccapriccio all’abominevole spettacolo dell’elezione di Miss Padania trasmesso dal TG1. Non avrei mai pensato di vedere una simile trivialità, con ministri della repubblica che assistevano estasiati con sorrisi beoti ad uno show da sagra paesana. Mi ha sconcertato anche lo spazio dato dal telegiornale a tale baggianata. Se questa è la nostra classe dirigente, povera Italia.
da Alessandro D Marco
E invece, nello stagno, si. Ringrazio tutti quelli che hanno risposto alle mie tre domande con dovizia di argomenti e toni civili di discussione. Desidero chiarire, a beneficio dei cortesi interlocutori, con il permesso di Claudio, che la mia provocazione nasce dalla difficoltà che incontro nell’osservare come di ogni posizione ufficiale di uno stato, o di una dichiarazione di un esponente politico, si senta il bisogno di strumentalizzarne il valore (a volte anche il significato), da una parte e dall’altra, “arruolando” per l’occasione questo o quel leader e mettendogli addosso una casacca ad uso e consumo interno della nostra dialettica politica. Trovo che questo modo di procedere falsi il processo di analisi a partire dalla corretta interpretazione delle premesse. E’ più importante chiarirsi o schierarsi?