dall’avv. Lina Arena
La frenesia della stampa e dei politici dimostra che di veri amici l’avvocato ne aveva pochi.
da Mario Di Francesco
Grande Sabellinon ha mai visto l’Agnellinon ha mai incontratoil Grande Avvocatoe allora tiè,sei meno di Venier
da Luigi Nocera, Torino
Caro Claudio, una delle tante ragioni per la quale Agnelli piaceva é che le rughe lui le metteva in bella mostra. Altri potenti al potere (ora!) non solo cercano di nascondere con tutti i mezzi le rughe fisiche, ma anche quelle morali.
da Pietro De Leo (www.piazzalibera.com)
Credo che gli argomenti centrali da capire siano questi: che chi è di destra o centro destra non è ben accetto presso i gruppi di discussione e siti internet di ispirazione opposta ( ma, questa, è solo una triste conferma trasposta in altri ambiti di quello che è accaduto e accade tuttora in Rai). Che a sinistra ora c’è il vizio di creare sondaggi ed elezioni virtuali a partecipazione selezionata per poter godere di un’illusoria vittoria (forse questo è l’effetto clinico dopo tre anni di sconfitte). Che Krancic non sarà mai un grande e Forattini non lo è più da quando mostra chiare inclinazioni filoberlusconiane (chiaramente, tutto avviene nella più genuina tolleranza). Che noi di destra o centro destra siamo ignoranti. Se essere ignoranti significa non essere omologati al pensiero unico che ha affossato l’Italia per cinquant’anni allora mi onoro di essere ignorante. Sinceramente a Moretti, Marx e Vittorini preferisco Adam Smith, J.S Mill, Tolkien, il libro nero del Comunismo (sì, quello che siccome è edito dalla Mondadori allora non dice cose vere), i kolossal Americani e la commedia italiana. E vado a lavorare invece di addormentarmi ai nauseanti cineforum. Lo dico e lo sottoscrivo.
da Saverio Luzzi
la morte di Gianni Agnelli era nell’aria da tempo.Ne era certo anche lui. Nessuno ha riflettuto molto sulla consapevolezza di morire che Agnelli aveva, della quale si è avuta la massima testimonianza quando l’Avvocato donò la sua collezione di quadri alla città di Torino. Fu il suo testamento. Credo che le redazioni dei giornali in questi mesi abbiano preparato “coccodrilli” su “coccodrilli”, pensando di fare un figurone. Invece si sono avuti fiumi di retorica e pochissime analisi serie sulla figura di Agnelli, espressione del capitalismo familiare (provinciale) italiano. Un capitalismo, però, ancora industriale e non meramente finanziario come quello dei leoni rampanti di oggi.Per questo credo che il titolo e gli articoli de IL MANIFESTO siano stati i più centrati (e, forse, anche i più belli).
da Rossana Braga
Neppure io ho mai incontrato l’Avvocato, ma come dici bene, ha fatto parte del mio immaginario da quando sono nata. E credo che abbia influito anche sul mio “concreto”. Io credo che una volta tanto i quotidiani non sbaglino nel dedicare tanto spazio al fatto: ho visto comprare più quotidiani, e chiedere edizioni straordinarie già esaurite. Quante fossere esattamente le persone in fila al Lingotto non sappiamo, ma erano davvero tante, sei d’accordo?
da Alessandro Ceratti
Perché la FIAT è in crisi? Perché, invece di puntare sulla costruzione di auto di lusso per i ricchi e privilegiati occidentali (come hanno fatto Mercedes e BMW, ora floridissime), ha scommesso sullo sviluppo dei paesi semiindustrializzati, sull’espansione del benessere e su una migliore ripartizione della ricchezza. La Fiat ha investito moltissimo prima in URSS e poi in America Latina. Vediamo ora quali sono le condizioni di questi paesi. A San Pietroburgo questa estate ho visto parecchie BMW e Mercedes nuovissime e una quantità di Lada e Sputnik (modelli russi di macchine FIAT) di almeno 25 anni. Non ho visto neppure una Punto (ma neanche macchine equivalenti della Renault o VolksWagen). Ciò valga di insegnamento per coloro che vorrebbero fare politica industriale con un occhio alla solidarietà invece che al profitto. Però, come sarebbe migliore il mondo se la scommessa degli Agnelli fosse stata indovinata!
da Sergio Pilu
Siamo qui, schiacciati tra i ricordi di Agnelli (che, un po’, piango anch’io: sarà che sono juventino ed ho avuto l’inspiegata fortuna di essermi sempre trovato bene con le Fiat che ho guidato?) e la prima di ritorno del campionato. Oggi è il Giorno della Memoria, e – scusate il gioco di parole – non so quanti se ne ricorderanno entro sera. In questo momento, sento sulla pelle l’aria densa ed umida che ho trovato a Dachau una decina di anni fa, quella che mi faceva girare la testa di fronte ai forni crematori; e sento i brividi di freddo, provati di fronte ai tavoli delle torture ed alla Scala della Morte di Mauthausen, in un altro lontano agosto della mia vita. E risento le parole di un reduce di Auschwitz, mentre lo riaccompagnavo a casa dopo un incontro tenuto nella parrocchia che frequentavo ai tempi: “ci sono cose che noi sopravvissuti non diremo mai, perchè non c’è limite alle bassezze che può commettere un uomo”.
da Riccardo Modesti
Rispetto per l’uomo Agnelli Giovanni che ci lascia, ma riguardo a quello che ha rappresentato, o che dicono avere rappresentato, per l’Italia, ci sputo sopra.Anche se in un certo senso Giovanni Agnelli ha davvero rappresentato bene l’Italia nel mondo. Furbo, opportunista, immanicato, sprezzante.Indimenticabili le interviste di Franco Costa quando giocava la Juventus: Agnelli camminava e Costa lo inseguiva, intervista “in motion”, con grande disprezzo di chi in quel momento stava lavorando.Si dice “Il re è morto, viva il re”. Sta andando proprio così.
Edoardo Dezani: ”L’Avvocato lo ricordo così”di Edoardo Dezani (dal Barbiere della Sera)
ASTI – La voce di Edoardo Dezani è commossa: «E’ un giorno molto triste. Quando ieri al telegiornale ho saputo che Giovanni era morto, è stato per me un grande dolore. Le nostre strade si erano sfiorate tante volte, senza incrociarsi mai, e questo costituisce oggi un ulteriore rimpianto”.Dezani e Gianni Agnelli avevano tante cose in comune, a partire dalla formazione universitaria e la carriera: “Entrambi eravamo solo laureati in Giurisprudenza, ma non eravamo avvocati, sebbene millantassimo di esserlo, soprattutto Gianni. Del resto anche in questa triste situazione è emerso ancora una volta che lui aveva visto lontano: i giornali hanno potuto titolare E’ MORTO L’AVVOCATO, un E’ MORTO UN LAUREATO IN GIURISPRUDENZA non ci sarebbe mai stato nel titolo, o comunque avrebbero dovuto scriverlo più piccolo, con un carattere meno grande””.
Gli incontri tra il giovane astigiano e l’Avvocato erano frequenti, sebbene fugaci: “A volte capitava di essere in coda in Corso Unità d’Italia con la macchina, e Gianni mi passava sopra con l’elicottero che lo portava dalla villa al Lingotto; sebbene non mi salutasse, sentivo che guardava giù verso di me, era il suo modo sincero e garbato di farsi sentire”.
La conduzione della Fiat, una passione che li ha accomunati per tanti anni: “Ho guidato per quattro anni una Duna, poi le circostanze mi hanno fatto passare ad una Mondeo, ma non c’era nemmeno stato bisogno di dirlo a Gianni: tra noi piemontesi ci si capiva al volo. E quando durante le vacanze di Natale ho affittato una Punto, anche se lui era già ammalato, non c’è stato bisogno di parole, il feeling è rinato immediatamente, nella spartana essenzialità dell’utilitaria ho subito ritrovato il suo rigore e la sua inconfodibile eleganza”.
Oltre alla passione per la velocità, tante cose li univano: “a Torino, soprattutto una volta ma anche adesso, d’inverno fa freddo, e allora sia io che lui eravamo soliti metterci la sciarpa, la giacca a vento, quando nevicava anche il berretto. Sull’orologio invece avevamo idee opposte, ma anche se io lo mettevo sotto il polsino e lui sopra, riuscivamo a trovare un punto d’incontro, e a metterlo comunque entrambi”.
E le famose telefonate all’alba dell’Avvocato? “Penso che mi chiamasse, ma non ne ho mai avuto conferma, perchè alle 6.40 io sono già in strada e quindi non posso rispondere al telefono. Quelle telefonate mi mancheranno, anche se comunque forse non me le ha mai fatte”.