da Sergio Pilu
Caro Freda il tuo ragionamento non fa una grinza. Ha un solo difetto, almeno per quanto riguarda l’Ulivo: manca di controprova. Tu hai la sensazione, anzi la certezza, che la sedicente maggioranza non gode dell’appoggio delle masse. Mi chiedo come fai ad esserne sicuro. Diecimila tifosi entusiasti e quindi rumorosi valgono, nella cabina elettorale, quanto diecimila tifosi compassati e silenziosi: one man, one vote. Contiamoci. (segue oltre le 500 battute)
da Giorgio Trono
Caro Freda, in base al suo ragionamento il voto espresso da una maggioranza ha un valore relativo, mentre ciò che conta è la volontà della piazza. E’ proprio necessario ricordarle in quali occasioni la piazza ha preso il sopravvento e con quali conseguenze?
da Alessandro Ceratti
Sto guardando il faccia a faccia tra D’Alema e Cofferati nella trasmissione Ballarò. Ah, il benessere fisico che provo guardando la faccia illividita e segnata dalla tensione di D’Alema mentre nell’altro riquadro campeggia il sorriso sornione e compiaciuto di Cofferati. Rido, sono contento. So che ormai Cofferati ha deciso, non si lascerà prendere in giro, e schiaccerà (con delicatezza) il suo avversario.
da Gianluca Freda
D’accordo, Pilu: il voto a maggioranza è un pessimo sistema decisionale, ma finora non se ne conoscono di migliori. Ed è anche vero che è intimamente connesso a ciò che chiamiamo democrazia. Questo però vale solo se la maggioranza che decide conserva una sia pur vaga corrispondenza con la maggioranza che gli affida il compito di decidere. Non è più così da noi: nè nel sistema elettorale, che consente ad una forza politica appoggiata da una minoranza di elettori di stravolgere l’assetto politico ecostituzionale del paese, nell’interesse minoritario dei propri sostenitori o addirittura nel proprio interesse particolare; nè nelle coalizioni politiche come l’Ulivo, in cui la maggioranza che pretende di decidere non gode dell’appoggio della base che dovrebbe rappresentare. D’Alema sa che è così, ed è per questo che teme le piazze, dove la sua maggioranza virtuale si dissolve. Anche Cofferati sa che è così, ed è per questo che le ama e ne è riamato.
da Graziella Casula, Firenze
Se penso all’intervista sulla cucina che i giornalisti fecero a Grazia Deledda in occasione del Nobel settanta anni fa, credo che di passi avanti ne abbiamo fatti pochi. Eppure Lei nei suoi romanzi aveva affrontato problemi ben più profondi; non mancavano certo gli argomenti. Mancarono, invece nel momento che si rivolsero a S. Prestigiacomo quando ricevette la nomina di ministro delle Pari Opportunità, dichiarando che l’unico suo obiettivo era far rientrare i Savoia. Da quel giorno non ha più parlato ma in questo caso è meglio così: non ha l’argomento e non sta lavorando per le donne. E allora per chi? Ma si sa, per le poche donne che vorranno fare politica le quote stabilite dai partiti sono più che sufficienti. Purtroppo mancano le donne che si occupano di politica, mancano le donne che votano donne, manca la cultura della parità.
da Primo Casalini, Monza
Al Palavobis, alla Festa di Protesta, al Palasport si è fatta la questua fra i partecipanti, proprio come si fa in chiesa. A Firenze si sono addirittura raccolti più soldi rispetto alle spese, ed il di più è andato ad Emergency. Per dirla tutta, si parla tanto di primarie per la scelta del leader, che probabilmente non sarebbero neppure necessarie. Ma di primarie di collegio elettorale no, non se ne parla, e sì che i candidati piovuti dall’alto in collegi sicuri sparirebbero. Ma è proprio questo, che si teme. Ed a Cofferati un bel collegio sicuro, quello di Pisa, l’avevano offerto. Solo che ha detto di no, al solito…
da Miti Vigliero
Sembra facile. Su documenti
da Gianni Guasto
Che cosa ci può essere di più drammatico di un matricidio? Che cosa di più irreparabile? Quale esperienza può sconvolgere maggiormente un’esistenza? In una parola: che cosa può esservi di più terribile? E quale e quanto è il dolore che ne consegue? E’ esso pensabile, rappresentabile? O soltanto la follia, attraverso la destituzione del significato delle cose, può consentire all’assassino di sopravvivere in uno stato di torpore o di delirio perenni? E a quale prezzo può avvenire una riflessione lucida sull’accaduto?Che cosa c’è di più intimo, di più personale, di più impubblicizzabile di un dialogo interiore con la propria madre da parte di un matricida?Alla notizia che di una lettera scritta da Erika ad un amico si parlerà a “Porta a Porta”, provo un senso di profondo disagio, di rabbia e di vergogna.Che cos’è questa televisione in grado di corrompere tutto, mettendosi a disposizione di chi voglia farsi pubblicità tanto a buon mercato? Quante sono le vittime della corruzione dei sentimenti privati messa in atto nei talk-show della pornografia degli affetti?Di quale pudore tardivo e farisaico vuole vantarsi Bruno Vespa, dicendo che risponderà in privato alla lettera personale che Erika gli ha inviato?Non gli pesa una notorietà tanto indecente? E quanto ci guadagnerà in share o in euro?
dalla Kurdish Mailing List
L’ Associazione “Verso il Kurdistan” di Alessandria, che da anni svolge una intensa attivita’ di sostegno alle vittime della repressione in Turchia (gli “Affidi”, o “Adozioni”), si e’ resa protagonista, nel mese di novembre 2002, di un Viaggio-Delegazione in Turchia, di cui si riporta qui di seguito la Relazione: “Viaggio in Kurdistan, Viaggio nei Diritti. Resoconto del viaggio degli affidatari alessandrini a Istanbul: 15.11.02-19.11.02”. Gli affidatari alessandrini che hanno effettuato tale viaggio a Istanbul (si’: ilKurdistan e’ anche ad Istanbul, in seguito alla massiccia emigrazione interna provocata dalla sistematica distruzione dei villaggi kurdi operata dal Regime) sono alcuni dei cittadini che da anni intrattengono relazioni di affido a distanza con i detenuti incarcerati in Turchia per motivi politici e di opinione, o meglio, per lo piu’ con le loro famiglie, in quanto private (a causa dell’imprigionamento del capofamiglia) di ogni mezzo di sostentamento economico. Ma l’affido a distanza non e’ solo sostegno economico, bensi’ anche relazione interpersonale e spesso di amicizia, tra famiglie italiane e famiglie kurde, relazione che si nutre di un continuo scambio epistolare, e ora anche di questi viaggi, preziose occasioni di incontri e di colloqui, utilissimi sia per rinsaldare i vincoli di amicizia e di comunicazione, sia per avere un quadro aggiornato e documentatodi quanto sta accadendo oggi in Turchia. E’ in funzione di questa duplice valenza, di testimonianza umana e personale, e di informazione socio-politica, che la Relazione di questa Delegazione viene qui proposta ai lettori della Kurdish Mailing List.
La relazione in documenti
da Antonio Sechi, Pavia
Leggo da Alessandro Cerrati che i Macaluso, alla sinistra italiana, non servono più. Servono, invece, Di Pietro Strada e Moretti.Credo sia vero. Le persone raziocinanti non servono sulle barricate e nelle trincee, servono generali e generaletti (scoprendo magari che, al momento dell’attacco, sono generaletti senza truppa) e carne da cannone per saltare i reticolati.Se a sinistra (e anche a destra, per carità) ci fossero più Macaluso e meno Moretti (o equivalenti simili) io mi sentirei più tranquillo.Infine, escluderei che la Bonino sia interessata alla sinistra italiana, considerato che su praticamente tutte le questioni la pensa esattamente al contrario.