“preghiera laica ma fervente” pronunciata da Antonino Caponnetto ai funerali di Paolo Borsellino il 24 luglio 1992 a Palermo.
Queste sono le parole di un vecchio ex magistrato che è venuto nello spazio di due mesi due volte a Palermo con il cuore a pezzi a portare l’ultimo saluto ai suoi figli, fratelli e amici con i quali ho diviso anni di lavoro di sacrificio di gioia, anche di amarezza. Soltanto poche parole per un ricordo, per un doveroso atto di contrizione che poi vi dirò e per una preghiera laica ma fervente.Il ricordo è per l’amico Paolo, per la sua generosità, per la sua umanità, per il coraggio con cui ha affrontato la vita e con cui è andato incontro alla morte annunciata, per la sua radicata fede cattolica, per il suo amore immenso portato alla famiglia e agli amici tutti. Era un dono naturale che Paolo aveva, di spargere attorno a sé amore. Mi ricordo ancora il suo appassionato e incessante lavoro, divenuto frenetico negli ultimi tempi, quasi che egli sentisse incombere la fine. Ognuno di noi e non solo lo Stato gli è debitore; ad ognuno di noi egli ha donato qualcosa di prezioso e di raro che tutti conserveremo in fondo al cuore, e a me in particolare mancheranno terribilmente quelle sue telefonate che invariabilmente concludeva con le parole: “Ti voglio bene Antonio” ed io replicavo “Anche io ti voglio bene Paolo”.C’è un altro peso che ancora mi opprime ed è il rimorso per quell’attimo di sconforto e di debolezza da cui sono stato colto dopo avere posato l’ultimo bacio sul viso ormai gelido, ma ancora sereno, di Paolo. Nessuno di noi, e io meno di chiunque altro, può dire che ormai tutto è finito. Pensavo in quel momento di desistere dalla lotta contro la delinquenza mafiosa, mi sembrava che con la morte dell’amico fraterno tutto fosse finito. Ma in un momento simile, in un momento come questo coltivare un pensiero del genere, e me ne sono subito convinto, equivale a tradire la memoria di Paolo come pure quella di Giovanni e di Francesca.In questi pochi giorni di dolore trascorsi a Palermo che io vi confesso non vorrei lasciare più, ho sentito in gran parte della popolazione la voglia di liberarsi da questa barbara e sanguinosa oppressione che ne cancella i diritti più elementari e ne vanifica la speranza di rinascita. E da qui nasce la mia preghiera dicevo laica ma fervente e la rivolgo a te, presidente, che da tanto tempo mi onori della tua amicizia, che è stata sempre ricambiata con ammirazione infinita. La gente di Palermo e dell’intera Sicilia, ti ama Presidente, ti rispetta, e soprattutto ha fiducia nella tua saggezza e nella tua fermezza. Paolo è morto servendo lo Stato in cui credeva così come prima di lui Giovanni e Francesca. Ma ora questo stesso Stato che essi hanno servito fino al sacrificio, deve dimostrare di essere veramente presente in tutte le sue articolazioni, sia con la sua forza sia con i suoi servizi. E’ giunto il tempo mi sembra delle grandi decisioni e delle scelte di fondo, non è più l’ora delle collusioni degli attendismi dei compromessi e delle furberie, e dovranno essere,presidente, dovranno essere uomini credibili, onesti, dai politici ai magistrati, a gestire con le tue illuminate direttive questa fase necessaria di rinascita morale: è questo a mio avviso il primo e fondamentale problema preliminare ad una vera e decisa lotta alla barbarie mafiosa. Io ho apprezzato le tue parole, noi tutti le abbiamo apprezzate, le tue parole molto ferme al Csm dove hai parlato di una nuova rinascitache è quella che noi tutti aspettiamo, e laddove anche con la fermezza che ti conosco hai giustamente condannato, censurato, quegli errori che hanno condotto martedì pomeriggio a disordini che altrimenti non sarebbero accaduti perché nessuno voleva che accadessero.Solo così attraverso questa rigenerazione collettiva, questa rinascita morale, non resteranno inutili i sacrifici di Giovanni, di Francesca, di Paolo e di otto agenti di servizio. Anche a quegli agenti che hanno seguito i loro protetti fino alla morte va il nostro pensiero, la nostra riconoscenza, il nostro tributo di ammirazione. Tra i tanti fiori che ho visto in questi giorni lasciati da persone che spesso non firmavano nemmeno il biglietto come è stato in questo caso, ho visto un bellissimo lilium, splendido fiore il lilium, e sotto c’erano queste poche parole senza firma:“Un solo grande fiore per un solo grande uomo solo”. Mi ha colpito, presidente, questa frase che mi è rimasta nel cuore e credo che mi rimarrà per sempre.Ma io vorrei dire a questo grande uomo, diletto amico, che non è solo, che accanto a lui batte il cuore di tutta Palermo, batte il cuore dei familiari, degli amici, di tutta la Nazione. Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto fino al sacrificio dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi, questa è una promessa che ti faccio solenne come un giuramento.
da Luciano Caldirola, Merate
Se per sinistra si intende solidarietà e attenzione ai meno fortunati, sobrietà di costumi, modestia, stile, non capisco come si possa pensare a D’Alema come eroe della sinistra. Uno che si porta in giro quel ghigno arrogante e supponente da Re Sole in mezzo ai lacchè. Uno che ha una sconfinata considerazione se stesso, più diSgarbi e Berlusconi messi assieme (solo che questi due lo ammettono senza vergogna, gli ingenui; lui è più furbo). Uno che ha detto che lasciare i giornali in edicola quando questi lo criticavano è un gesto di civiltà. Uno che ha querelato Forattini chiedendo 3 miliardi di danni per una vignetta che graffiava il suo ego ipertrofico. Uno chesi è fatto crescere due baffetti da sparviero perché parole sue lo fanno sentire più virile. Uno che si compiace delle sue scarpe fatte a mano da un milione e mezzo. Uno che ha la barca in legno lamellare da 18 metri. La quale sarebbe scusabile se fosse solo l’espressione di una particolare e forte passione, come chi spende milioni per una sua personale mania (libri antichi, campanelli, vasi Ming…), ma che messa accanto alle scarpe, alle querele, ai quei baffetti e quell’espressione da Chaplin nel Grande Dittatore, al disprezzo permanente e malamente dissimulato verso l’universo mondo, alla supponenza infastidita e scostante con la quale risponde (anzi, pontifica) a quelle mosche fastidiose dei giornalisti, come se il suo nasino sentisse un cattivo odore…. Ebbene, tutto l’insieme disegna perfettamente lo stile di una persona. E lo stile, si sa, fa l’uomo. D’Alema eroe della sinistra? Ma mi faccia il piacere, mi faccia!
Luciano Caldirola – Merate (LC)
da Gianpaolo Faccani da Trento
Sergio Pilu ha detto che e’ doveroso, in caso di riforme istituzionali, mettere insieme maggioranza e opposizione a concorrere alla loro realizzazione. Sacrosanto. Pero’ ci sono alcune considerazioni preliminari da fare:1) I patti dovrebbero essere proposti discussi ed eventualmente approvati in pubblico, assumendosene la responsabilita’ e non in privato davanti a una crostata.2)Un dialogo presuppone la volonta’ da parte di entrambi i soggetti a dialogare. Quando uno dei due si dimostra sempre e comunque in malafede, mettendolo regolarmente in quel posto all’altro, a quest’ultimo a un certo punto non dovrebbe rimanere altro da fare che prenderne atto e ritirarsi in buon ordine.3)La terza considerazione riguarda l’affermazione che avendo Berlusconi vinto le elezioni non si poteva fare altro che accettarlo e dialogare con lui. Vero. In teoria. Pero’ dialogare non vuol dire cedere su tutto, e soprattutto non vuol dire cedere sui propri principi (ammesso che ci siano), perche’ allora se le elezioni le avesse vinte Hitler e questi avesse chiesto a D’Alema di bruciare nei forni un po’ di ebrei in cambio della sua disponibilita’ a partecipare alla Bicamerale, cosa avrebbe fatto il nostro? Quale punto di mediazione avrebbe trovato: L’esclusione degli ebrei dalle cariche pubbliche? L’esilio? E non sarebbe stata un’infamia ugualmente?
da Gigi Forzese
Potrebbe essere interessante confrontare statisticamente gli argomenti trattati da Vespa prima e dopo la cura – elezioni.Prima tutte le sera si parlava di politica (quando non di Cogne ovviamente),con la evidente finalita’ di mostrare quanto male andassero le cose e come sarebbe stato bello il mondo dopo la vittoria di B.Adesso invece e’ tutto un frou frou di calendari e amenita’ varie.L’ultima puntata nel giorno della rottura delle trattative Fiat e dell’approvazione in Senato della devolution di che parla Vespa? Delle diete con Galeazzi!Viene proprio da pensare seriamente che prenda ordini da quel fratello incappucciato del caso Scafroglia.Anche come regime fa proprio ridere.
da avv. Lina Arena
è Cofferati perchè il più affidabile; il più preparato; il più indignato; il più perverso marxista;il vero fautore del superamento del capitalismo. E’ l’unico abile a saltare i cancellidella FIAT per azzannare gli agnelli.
da Alessandro Ceratti
D’Alema ha fatto come quei giocatori di scacchi mediocri ma presuntuosi che durante la partita offrono in sacrificio i propri pezzi per ottenere chissà quale vantaggio strategico. Prima ha offerto un pedone e tutti hanno deciso di dichiarare di vederlo anche loro il vantaggio così ottenuto. Poi ha offerto un cavallo. Qualche protesta si è levata ma subito un coro di amici ha zittito tutti proclamando a gran voce: “D’Alema è il più intelligente. E’ un politico navigato, sa quel che fa”. Poi ha offerto un alfiere. E’ calato il gelo, ma il Grande Leader ostentava sicurezza e fiducia. Gli avversari intanto mangiavano, senza porsi tante domande, evidentemente non troppo preoccupati da strategie nascoste. E poi gli han dato scacco matto, così come si dà a un principiante che quei pezzi li aveva persi per sventatezza. Qualcuno ha provato a sollevare la scacchiera per vedere se magari la strategia era nascosta lì. Nessuna traccia.
da Sergio Palazzi
Chi è il nuovo eroe della sinistra? è ridotta così male, povera Sinistra?credevo fossimo conciati male noi di Destra, che vediamo spacciarsi per destri dei maldestri e degli ambidestri, ma… ragazzi, ne avrete qualcuno buono almeno voi?!
No Valeria, che una Ferrari sia una Ferrari è quello che ci hanno insegnato a credere. Di certo esistono delle macchine veloci e sportive, diverse dalle macchine piccole e poco potenti, ma diventano Ferrari (e non Porsche per esempio) semplicemente colorandole di rosso e applicandogli stemma appropriato. Per verificare quanto ti dico fa questa controprova: prendi una Testarossa, colorala di turchese metallizzato, mettile il marchio Fiat e chiamala “Invention” per esempio. Pensaci. La dovresti vendere ad almeno metà prezzo.
da Vittorio Grondona
La libertà di stampa va difesa, ma non sempre. Va difesa quando dice la verità. Solo in questo caso è un valore fondamentale di una società democratica.
di La ragazza del bar, bds
Dietlinde Gruber, prime time anchorman and special foreign anchorman. Come da biglietto da visita
A Baghdad i media internazionali si stanno ancora interrogando sull’evento. Altro che Cnn, altro che Christiane Amanpour: Dietlinde Gruber detta Lilly, si presenta in Irak a nome e per conto del Tg1 di Clemente J.Mimun con titoli da far impallidire il mitico Cronkite.
“Prime time anchorman – special foreign correspondent”, più o meno “conduttore del telegiornale nell’orario di massimo ascolto” (anchorwoman, declinato al femminile evidentemente era considerato “politically incorrect”) e “inviato speciale esteri”.
Così recita il biglietto da visita che Dietlinde sta distribuendo in questi giorni a Baghdad. In inglese “special correspondent” non vuol dire nulla: o sei o non sei “correspondent”.
Lo sconcerto non investe soltanto Baghdad, ma tutta la squadra del Tg1 di Saxa Rubra.
In crisi di identità Maria Luisa Busi, alle prese con la sua specificazione di “prime time anchorman” but “special domestic reporter”. David Sassoli si è iscritto a un corso accelerato di inglese, mentre l’anchorman delle 13 e 30, Francesco Giorgino, si sente stretto nell’ipotesi anglofona di “another time anchorman” and “special gossip correspondent”.
E’ la guerra, insomma, delle autoqualificazioni: “second time”, “last time”, e altre aggettivazioni di mestiere del tipo “burka correspondent” proposto da Tiziana Ferrario o “special Berlusconi’s correspondent” rivendicato da altri.
Per assegnazione direttoriale del titolo abbiamo il vecchio Remondino a inaugurare la categoria dei “never time anchorman” e “special trombated (qui l’inglese risulta incerto) Balkan correspondent”.
In attesa che la Corte dei conti compia le sue ispezioni nei siti presidenziali della Rai, Bush J. Mimum prepara le sue armate per l’attacco definitivo, a cominciare dalla sua qualifica di Comandante Supremo: “All seasons director”.