da Daniele Dileo
Io sono davvero uscito di casa ieri sera, se proprio devo dirlla tutta esco tutte le sere, odio rimanere a casa, esco anche se c’è la neve. E sono convinto che una buona perte di italiani faccia lo stesso. Io non ho idea di come si possa passare la serata a casa a guardare spazzatura in tv. Se proprio c’è qualcosa di interessante la registro e me la rivedo più tardi, quando torno a casa. Sig. Ceratti, perchè la ritiene una cosa improbabile? Nella mia città c’è poco da fare la sera, eppure al pub ieri eravamo in diciotto al mio tavolo, di età comprese tra 22 e 40 anni. Siamo forse dei marziani?
da Giselda Papitto, Roma
Alessandro, da che mi hai dato 4, e sei stato generoso, alle mie capacità e facoltà logico-matematiche, sai che sono una zappa. Le percentuali poi…un incubo. Ma, in questo caso, mi pare che non si possa dire che “il 45% di italiani fa qualcosa di diverso che guardare la TV eccetera”, come se fosse il 45% degli italiani; sarà il 45% di quelli che hanno cliccato ed è tutta gente che, di riffe o di raffe, si somiglia. Che c’è di strano? Illuminami, spiegami. Certamente ho preso un granchio.
da Lucio Brigadue
Cosa ne pensi di Gasparri che si sente dare del “fascista” e querela Formigoni”? Non è un pò come se un idraulico querelasse perché gli danno dell’idraulico? O un tappezziere perché gli danno del tappezziere…
di Pennina, da Bds
Il figlio di Adriano Sofri e il figlio di Luigi Calabresi fanno due fuggevoli chiacchiere con il Barbiere della Sera
L’ultimo no lo hanno detto all’Espresso quando il direttore Daniela Hamaui ha chiesto loro di scrivere due articoli sui rispettivi padri, il commissario Luigi Calabresi e quello che la giustizia considera uno dei suoi assassini, Adriano Sofri.
Mario Calabresi lavora a Repubblica e Luca Sofri al Foglio. Di mestiere scrivono entrambi. Ma su questo argomento, di scrivere non hanno voglia.
Racconta Luca Sofri: “Dall’Espresso mi hanno chiesto un pezzo in stile familiar-personale su come io e la mia famiglia abbiamo vissuto questi anni. Con il minimo di pudore che mi rimane sui fatti miei ho detto no. Per discrezione. Non è il genere di cose di cui voglio occuparmi”.
Mario Calabresi racconta la stessa storia: “L’Espresso mi ha chiesto un pezzo per ricordare mio padre. Io non avevo voglia di tornarci sopra. Inoltre, visto che lavoro per il gruppo, non mi sembrava giusto mescolare il lavoro con una questione personale. Non ho mai scritto delle mie vicende private”.
Tutto normale, tutto ovvio. Eppure, come ognuno puo’ comprendere, non puo’ mica finire qui. Che lo vogliano o no (e certo avrebbero preferito di no), Luca e Mario sono legati per la vita e non c’è bisogno di spiegare perchè. Così, qui al Barbiere, abbiamo deciso di insistere un po’.
Possibile che negli anni non abbiano mai riflettuto sulla natura dei loro rapporti? Che non abbiano mai parlato, confrontandosi? Che non si siano mai interrogati sulla situazione che vivono ed hanno vissuto? Molto cortesemente, entrambi hanno risposto a un paio di domande.
“Qualche anno fa ci chiesero di fare un’ intervista parallela – racconta Calabresi – io e Luca ci sentimmo prima e dicemmo tutti e due di no. Adesso capita di incontrarci, ogni tanto. Certo, abbiamo anche parlato del fatto che siamo uniti, nostro malgrado, dalla stessa storia”.
Luca Sofri conferma: “E’ successo che i giornali abbiano cercato di metterci a confronto. Non è una situazione facilissima. Quello che è toccato alla famiglia Calabresi è molto peggio di quel che è toccato a noi. Incontro spesso Mario a Repubblica. Ci salutiamo e scambiamo due chiacchiere. Il nostro rapporto è cordiale e curioso, ma forse un po’ imbarazzato. Un non detto enorme grava su di noi”.
“Ci siamo trovati d’accordo – continua calmo Calabresi – sul fatto che questa storia l’abbiamo subita, soffrendo sia io che lui in modi diversi. Non eravamo noi i due da raccontare. Chiedevamo che il nostro privato venisse rispettato. Non è facile farsi una propria vita essendo guardati dagli altri per il cognome che porti. Ciò che facciamo, lo facciamo per quello che siamo. Senza l’etichetta ‘figlio di’”.
“Non voglio sembrare poco delicato nei confronti della famiglia Calabresi, ma i nostri rapporti sono un’invenzione giudiziaria prima, mediatica poi. Non sarebbero mai esistiti altrimenti – conclude Sofri; “Non ho mai voluto far niente che potesse suonare come un tentativo di richiesta di indulgenza. Questo già durante il processo. Adesso ancora di più, nel caso la grazia per mio padre dipendesse da un giudizio della famiglia Calabresi”.
da Dagospia
Un nuovo libro, American Ground, scritto da William Langewiesche getta un’ombra inaspettata sull’eroico intervento dei pompieri alle torri gemelle l’undici settembre.Il libro riporta informazioni, che definisce incontrovertibili, circa atti di sciacallaggio avvenuti nei negozi del World Trade Center prima che le torri crollassero, e compiute anche da alcune squadre di pompieri.L’insinuazione ha scatenato la reazione oltraggiata da parte dei vigili del fuoco di New York e delle associazioni delle vittime, ma Langewiesche, non si rimangia niente. Nel libro si parla di un mezzo dei pompieri ritrovato sotto le macerie al cui interno erano state portate dozzine di paia di jeans prese dal negozio Gap. “è difficile negare che il furto sia iniziato prima che la torre crollasse e che mentre centinaia di eroici vigili si immolavano nel tentativo di salvare altre vite, alcuni loro colleghi erano occupati in attività meno edificanti,” dice Langewiesche. “Questo non toglie niente all’eroismo di chi ha sacrificato tutto, ma è la pura verità.”Notizie su atti di sciacallaggio, erano già state riportate la scorsa primavera da NewsChannel 4, che aveva rivelato come un importante negozio di orologi fosse stato svuotato: “delle centinaia di orologi presenti quando ho lasciato il negozio,” ha detto il proprietario, “ne sono stati ritrovati una ventina.”Langewiesche è un corrispondente di Atlantic Monthly, e come tale ha avuto libero accesso a Ground Zero durante i mesi nei quali l’area è stata pulita dalle macerie. Il suo racconto descrive una vera e propria zona di guerra che ha portato alla luce il meglio e il peggio degli uomini che vi hanno lavorato. Secondo il giornalista i casi più gravi di furto sono avvenuti proprio durante questo periodo, ma il ritrovamento del mezzo dei pompieri pieno di jeans è la prova inconfutabile che un gruppo di vigili del fuoco aveva iniziato a rubare ancora prima che le torri cadessero.
da l’Amaca di Michele Serra, su Repubblica del 20 novembre
Nelle edicole campeggia un “kit” di Panorama (Fallaci più Luisa Corna, imbustate in un unicum di urla e tette) che riassume splendidamente i due ingredienti dominanti del giornalismo italiano recente: la polemica urlata e il sesso. Pur se stucchevoli entrambe, ciascuna per suo conto, queste due overdose – le tonsille di Oriana, i capezzoli della Corna – messe in sinergia dal marketing mondadoriano, facevano un effetto abbastanza spassoso. Una specie di “venghino signori” al quadrato, la donna furiosa più la donna nuda, due attrazioni al prezzo di una, le emozioni forti dell’insulto politico e la consolazione dell’eros da parete, L’esibizione della guerriera e il riposo del gueriero.Fortunato l’editore che dispone di tanto bendidio. La star della rabbia civilizzatrice, del repulisti morale mondiale, e quella dei calendari a luci rosa, orgoglio degli elettrauto. La rabbia e l’orgoglio, appunto. Finalmente abbiamo capito cosa voleva dire quel titolo.
di Carlo Rognoni, sul Riformista del 18novembre
Per i quattro giorni del Social Forum europeo, la Confcommercio di Firenze aveva previsto «la perdita di 250 milioni di euro per mancati incassi»” (quasi 500 miliardi di lire). Qual è il giro d’affari annuo dei commercianti fiorentini? Proiettando la cifra di 250 milioni per quattro giorni sui 365 dell’anno si arriva a quasi 44 mila miliardi di lire. «Quali sono le ultime dichiarazioni dei redditi dei titolari di esercizi commerciali aderenti alla Confcommercio di Firenze?»: alla domanda di Fabio Mussi e Laura Pennacchi (Ds), se vuole può rispondere il ministro Tremonti.
Bisognerebbe veramente cominciare a prendere per buone queste dichiarazioni allarmistiche. Che il fisco si dia da fare. I commercianti di Firenze o sono miliardari o sono bugiardi. (csf)
da Alessandro Ceratti
Audiblog. Bella idea, penso. E vado a mettere il mio voto. Per precisione dovrei votare: un pezzo di 8 e mezzo sulla 7 prima di andare al cinema. L’opzione non c’è, la più vicina è: non ho visto la TV e così voto. E scopro che il 45% del campione ha fatto come me. Mi viene da ridere. Il 45% di italiani che una sera d’inverno fa qualcosa di diverso che guardare la TV appartiene decisamente alla fantascienza. Per qualcuno potrebbe essere un storia di orrore, per altri la realizzazione di un utopica società futura. Di sicuro è fantascienza.Eppure tu non l’hai vistala televisione ieri. Credi di essere diverso dagli altri? Non so, dobbiamo aspettare qualche giorno per capire. Potremmo scoprire che la gente vede meno tv di quanto si pensi. Ma comunque, diciamolo, il sistema audiblog è molto empirico e il campione non è certo perfetto. Ancora (csf)
di Gianni Minà, dal sito www.giannimina.it
Ci rendiamo conto con sconcerto che siamo in guerra ma lo dobbiamo dire a bassa voce. Una situazione kafkiana con un apparato militare rivolto per ora contro l’Afghanistan, fra i più poderosi mai messi in campo dall’occidente dalla II guerra mondiale ad oggi, un apparato che siamo costretti però a definire “un’operazione di polizia internazionale”, pena l’accusa di essere tacciati di antiamericanismo, se non addirittura di essere conniventi con i terroristi.
L’articolo di Gianni Minà continua su documenti (csf)
da Celestino Ferraro
Si dimetterà il virtuoso Andreotti? Ventiquattro anni di carcere, per essere stato il mandante del delitto Pecorelli, non son mica bruscolotti. Sì sì, lo so, la sentenza non è definitiva, e fino a prova contraria è un gentiluomo, ma non sarebbe etico che chi ha fede nella giustizia lo dimostrasse da semplice cittadino? Inoltre, come si può restare legislatori con tale colpa sulla coscienza?
A me sembra che il comportamento di Andreotti sia già abbastanza corretto. Almeno se lo confrontiamo con quello di altri presidente del Consiglio.(csf)