da Santi Urso
Signora Jones, dove si e’ cacciata? Giri il dromedario e torni ai comandi. Il Suo blog sembra l’astronave Helzapoppin’: si sta perdendo nel cosmo. Una fiammata di crocefissi e di processi (il carburante dei fatti) l’ha messa in orbita nell’empireo delle opinioni. Tra una nuvola e l’altra c’e’ chi dice: lei non sa chi sono io. Altri parlano in latino e greco (credo d’aver isolato anche tracce d’aramaico), c’è chi dimostra di sapere perfettamente il senso profondo d’a vara di Messina, mitica processione del ferragosto, c’e’ chi usa l’inglese (ahiahiahiahi, opposizione fai-da-te), molti danno del tu a tutta la filosofia (escluso l’Otto-Novecento, Popper non fa testo, dio non volesse che a un incrocio s’incontrasse Marx: e poi Natalino Russo si lamenta, ma di cosa?), ma si opina anche arditamente che ingegneri possano costruire ponti affidabili ignorando la sintassi. Signora Jones, qui e’ come Apollo: abbiamo un problema (col maggioritario, sicuramente).Ps. Se non fa in tempo a tornare presto, resti li’ e mandi D’Alema.
Piergiorgio Welby
l’Occidente ha isolato la terra dal destino della verità perché esso è il luogo del nichilismo, cioè della persuasione che l’ente sia niente; ma in relazione alla preistoria dell’Occidente e ad ogni epoca dove ancora non è apparsa la determinazione esplicita del senso dell’essere e del niente, rimane ancora un problema, per Essenza del nichilismo, se in esse si nasconda la persuasione che l’ente sia niente e dunque se in esse la terra sia stata isolata dal destino della verità. L’ipotetismo, lo sperimentalismo e il particolarismo della moderna scienza della natura sono il risultato inevitabile del contrasto che costituisce l’epistéme greca: il contrasto tra l’evidenza dell’epamphoterìzein dell’ente rispetto all’essere e al niente, e il progetto che anticipa incontrovertibilmente il senso del tutto. In quanto l’ente esce dal niente, ogni anticipazione del divenire e del processo dell’esperienza non può essere che un’ipotesi, un’anticipazione cioè che non predetermina e non vincola, ma, all’opposto, è verificata o falsificata dal divenire degli enti quale di volta in volta si lascia sperimentare. Il metodo sperimentale è l’espressione dell’impossibilità di anticipare in modo assolutamente vincolante ciò che ancora è un niente e, insieme, della necessità che al rifiuto dell’anticipazione incontrovertibile del tutto corrisponda la conoscenza di quella dimensione parziale degli enti, che, nel divenire cosmico, è di fatto uscita dal niente. L’etica, ormai, segue la scienza…non la precede.
da Daniele Dileo
L’idea che dopo la laurea saprò soltanto progettare circuiti o roba simile mi distrugge. Vado in ritiro per un po’, ho bisogno di dedicarmi alla ricerca di me stesso. Non sono nemmeno stato inserito nella lista estetica di Natalino Russo… cosa sarà di me? Cosa sarà della mia musica? Cosa diavolo è il 18 politico? Ne sono avanzati un paio per me?
da Sauro Legramandi – Bar Sauro
Ho visto “Otto e mezzo” su La Sette e non credevo ai miei occhi: Vittorio Sgarbi non ha mai offeso nessuno, ha ammesso che un governo con Miccichè, la Moratti e Gasparri non è coerente, che la sua cacciata dal Ministero è legata alla donna di Urbani, che il patrimonio artistico va salvaguardato…Mi domando: è già iniziata la clonazione umana?
da Giselda Papitto, Roma
Crak Federconsorzi. Ce l’abbiamo fatta. Ne hanno condannato due su quattro. Tu non ci credevi. Per saperne di più vai su www.credfed.com
da Alessandro Ceratti
Welby, poche ciance. Verità in italiano vuol dire verità, qualunque sia l’etimologia cui la parola va ricollegata. Inoltre, per definizione, la verità è una. Se ce ne fossero due contrastanti sarebbero piuttosto entrambe false. E questo non è il discorso di un religioso dogmatico ma quello di una persona che ha deciso di non mettersi la Logica sotto i piedi. Logica fondata nell’antichità dai Greci, sviluppatasi nel corso dei secoli e poi codificata da Boole, logica che sorprendentemente accomuna tutti gli uomini, anche gli arabi filokamikaze (come mi è capitato di constatare).
da Natalino Russo Seminara
Cari Luca e Barbara, immagino gli ordini di Csf, ma per piacere andate a ripescare le mie ultime dove dico il fatto loro ai vari gelatai, biondini, moretti, vignaioli ecc. e smettetela di pubblicare una lettera ( tagliandola ) mia, di Paris e Arena ogni dieci dei suddetti ignorantoni e cattivi maestrini, oltre che dei, piacevolissimi da leggre, Casalini, Ceratti, Papitto e, sommamente, Welby. Altrimenti se insistete nell’andazzo StalinZaccariano, io, come Scalfaro non ci sto. Consiglio per i sinistri: a voi, che per la maggior parte vi siete laureati grazie alle spranghe Katanghesi ed al 18 politico non conviene dissertare di sintassi, accenti, grammatica ed ortografia e men che meno accusarci di mancanza di fantasia, quando l’unica cosa che sapete fare, come quegli arcoresclerotici di Maltese e Biagi ( tranne quando scrive sul mondadoriano Sorrisi e Canzoni) è dir male di Berlusconi. Altrimenti garantisco: vi faccio un culo così. Con l’accento ( che non posso mettere acuto come dovrebbesi ( caro Di Pietresco Vignato) perché sulla tastiera non c’è.
da Primo Casalini, Monza
Michele Serra continua ad investigare sulla “differenza antropologica”, inventando un tormentone da cui ho preso il titolo. Non credo però che l’Italia sia spaccata in due come una mela. Faccio un esempio: la scuola media che è a duecento metri da casa mia. Fra gli altri problemi, ne avevano due: l’aula Internet e l’insegnamento dell’italiano ai bambini extracomunitari (circa il 10%, ormai). Si era trovata la soluzione di “specializzare” una insegnante di matematica nel primo caso ed una insegnante di italiano nel secondo. Era a vantaggio di tutti, evidentemente: l’uso di Internet si sarebbe diffuso in modo equilibrato, e le insegnanti, ognuna delle quali ha in classe due-tre bambini extracomunitari, che giustamente non vengono ghettizzati, sarebbero state molto agevolate nell’insegnamento. No, non si può più fare così: tutte in cattedra. D’accordo, da qualche parte ci sarà qualcuno che fa corsi di arpa celtica o di mandolino partenopeo, ma occorre saper distinguere. E di fronte a queste decisioni, che piovono da Donna Letizia in giù, le insegnanti brianzole, ci sono rimaste male. Sono persone.che generalmente dicono che quel comunista di Fassino è bravo e che se continua così fra vent’anni forse lo votano, ma che per il momento vanno sul sicuro e votano Forza Italia, la nuova DC. Ma il buonsenso e la voglia di far bene il proprio lavoro possono essere ancora bipartisan.
da Piergiorgio Welby
Il nostro termine “veritas” non vuol dire affatto quello che era, per i greci, la verità. Il greco Alètheia, viene da lanthano che vuol dire “coprire”. Da lanthano proviene Lete, che è il fiume dell’oblio, il fiume che copre. Alètheia, con l’alfa privativo, è il contrario di ciò che si copre: è ciò che si scopre nel giudizio. Nel nostro ambito latino, veritas è un termine che proviene dalla zona balcanica e dalla zona slava, e vuol dire tutt’altro che verità. Vuol dire, in origine, “fede”; fede nel significato più ampio della parola, tant’è vero che in russo ad esempio vara vuol dire fede. L’anello della fede si chiama anche la vera, proprio perché questa origine balcanica, slava è penetrata fino da noi: la vera è la fede. Da un lato la verità di fatto è ciò in cui ho fede, per cui l’assumo come vera senza nessuna riflessione critica: questa è la nostra veritas. L’altra verità è quella che Leibniz aveva chiamato la “verità di ragione”, per la quale sufficit la ragione; la ragion sufficiente, distinta dalla verità di fatto. Ecco le due verità: l’una è una fede, che è una cosa, e quindi dovrebbe entrare in tutto un altro ambito; l’altra è quella logica che scaturisce attraverso il saper pensare: si scopre la condizione che permette di definire la cosa e quindi questa diventa vera nel giudizio, nel logos, nel ragionamento che la viene determinando.
da Davide Paris
Caro Vignato, vedo che fare il maestrino e’ un vero e proprio mestiere per Lei. Io le ho dato le mie referenze (la laurea al Poli), mi dica le sue?[…]La saluto, sperando che i gestori del sito mi pubblichino integralmente invece di estrapolare una frase dal contesto come l’ultima volta.
[ ndr – anche questa volta abbiamo tagliato, dopo questa volta non pubblicheremo più questa polemica personale – chiudiamo invece con…]
UNICUIQUE SUUMda Giselda Papitto, Roma
Posso fare l’arbitro? Ho detto l’arbitro, non il byron moreno. Tra Paris e Vignato. Chi non ha fatto buone scuole di base, elementari, medie e superiori non sa che cosa siano ortografia e sintassi, figuriamoci se ne conoscono la differenza. Perciò Davide Paris saprà costruire il ponte di Messina se è ingegnere edile, o che altro non so, ma farà errori di ortografia e/o sintassi se, come si diceva una volta, gli mancano le basi. Perciò il Politecnico non c’entra. Carlo Vignato, a sua volta, metterà tutti gli accenti a puntino, costruirà delle architetture linguistiche splendide, ma non costruirà ponti. Unicuique suum.