da Primo Casalini, Monza
Nel Friuli il referendum era valido qualsiasi fosse la percentuale dei votanti. Riccardo Illy, con fredda efficacia, ci ha provato ed ha vinto. Le chiacchiere sul basso numero dei votanti sono, appunto, solo chiacchiere. A Bolzano c’era il quorum da superare: Fi
Finiamo nella Mellah, ex quartiere degli ebrei, dove passiamo tutta la mattina a trattare con Mor, nel suo negozio, per un kilim e quattro collane. Spossati partiamo per Marrakesh. Ripercorriamo la strada dell’Alto Atlante, soliti venditori di falsi fossili. La sera siamo nella nostra casetta, quella dell’amica Chiara e ci concediamo l’ultimo colpo di estremo lusso, la cena nel Jardin de la Medina, quasi 50 mila lire l’uno, roba da nababbi. Le due settimane stanno per finire. L’impressione generale è quella di un Paese ben governato, che ha saputo fare con coraggio e coerenza le sue scelte di politica economica, basandosi soprattutto sul turismo, ottime strade e ottimi alberghi, prezzi bassi. Ma non sono certo quindici giorni quelli che ti possono aiutare a capire veramente. Trent’anni or sono, quando venni qui la prima volta, nelle stesse zone, c’era molta più evidente povertà. Domani partiamo. Ali Babà e les trois gazelles prendono l’aereo che li riporta a casa. Torniamo da veri turisti, con tappeti, spezie, cocci, datteri, palandrane, collane, anelli e orecchini. I commercianti marocchini sembravano contenti di noi. Siamo stati qui 15 giorni. Come mai ho scritto solo 11 Diari Marocchini? Boh.
Claudio Sabelli Fioretti
Sveglia all’alba per vedere il sole che sorge sulle dune. Niente. Non sorge. O sorge da qualche altra parte. O c’è troppa foschia. Partiamo per l’altra oasi, Zagora, lungo la valle della Draa. Trecento km di zone aride e montagnose e magiche. Poi l’incredibile valle della Draa che finisce in un mare di palme, a Zagora. Ci concediamo un albergo quasi di lusso, con cena sul bordo dela piscina.
Poiché siamo presuntuosi rifiutiamo tutte le guide e finiamo quasi in Algeria. Ma riusciamo a non insabbiarci grazie alla mia eccezionale guida desertica. Ci salvano alcuni motociclisti francesi che ci avvertono che se continuiamo cosi’ arriviamo al confine. Marcia indietro. Arriviamo a Merzouga, alle dune, che piove. Peggio di Fantozzi. Sembra un po’ Disneyland. Cammelli dell’Apt, jeep, gente che corre sulle dune tutti rigidamente con turbante. Noi rifiutiamo coraggiosamente gli alberghi vista sabbia, tutti i fila, come a Cesenatico, ci becchiamo un tramonto pessimo sulle land rover e ci rifugiamo in una stamberga dove passiamo una serata fantastica con Valeria, nota cantante jazz, che improvvisa una jam session con i cammellieri finti touareg che suonano le percussioni. Ibrahim, Jussuf, Hassan, Hahmed. Dicono: “Noi siamo berberi e ci vestiamo da touareg, i touareg si possono vestire da berberi. Siamo uomioni liberi”. Si va a letto tardi ma felici. A Caterpillar, in diretta dal Sahara, faccio la dichiarazione programmatica del mio nuovo partito: “L’Italia é il Paese che amo”.
Che dire? Gorges stupende. Kaskah continue. Noci, fichi, albicocche, miglio, oleandri, meli, orti. Paesaggi e natura stupendi per trekking. Sosta per classico the alla menta nel raffinatissimo Chez Pierre. Dormiamo a Erfoud, soglie del deserto, in albergo tipico marocchino.
Si parte per le dune del deserto, o qualcosa del genere. Attraversiamo l’Alto Atlante inseguiti da ragazzini con falsi fossili. Veniamo superati da una colonna di jeep con scritto aiuti umanitari che sembrano falsi tanto quanto i fossili. Deviazione per Ait Ben Haddou dove girano molti film in una vecchia kasbah tenuta su da un produttore cinematografico, l’Atlas Film. Sembra di rivedere the nel deserto, lawrence, gladiatori, gesu di nazareth. Dormiamo nella Rosa Damaskina, siamo nella valle delle rose ma di rose nemmeno l’ombra. Le kasba sono tutte costellate di parabole tv. Vediamo finalmente cammelli ma sono tutti vestiti da pro loco. Io sono perseguitato da venditori che mi chiamano Ali Baba’. Valeria, Annette e Francesca invece sono chiamate le gazzelle. Domani ci aspettano le gorges du Dadès.
da Aldo Vincent, il Gelataio di Corfu’
A proposito della situazione insostenibile delle carceri il Ministro ha dichiarato: “E’ colpa delle sinistre”A cui suppongo vada aggiunto il buco nel bilancio dello Stato, i girotondi, la crisi della Fiat, la caduta in Borsa, la guerra in Iraq, la Confindustria furiosa, lo sciopero imminente, i clandestini, la Mafia, i suicidi, le bugie di Stato, l’inflazione, le infrastrutture, gli ospedali dimezzati, le pensioni corrose, Biancaneve sieropositiva e Berlusconi che ha un piano e Cacciari la tromba… (capiscimi amme’)
Vincent, la battuta è orrenda, vergogna! (csf)
da Giovanni Pozzi, Marina di Carrara
La crisi della Fiat, purtroppo per tutti noi, é spiegabile col solo argomento che, ormai da alcuni decenni, ha messo sul mercato autovetture con uno dei più bassi rapporti qualità/prezzo. Tutto qui.
da Barbara Melotti
La “Radiocronaca delle gesta del sub-comandante Sabelli Fioretti: il popolo lo vuole” nella rubrica “onda su onda” de L’Unità di ieri.
da Giorgio Goldoni
Vorrei proporre a tutti i lobbisti magari di tornare coi piedi per terra ed occuparsi di problemi concreti.Per es. Fiat attraversa una crisi devastante, che ne mette in pericolo la sopravvivenza. Tutti ne verranno toccati, perchè è il gruppo industriale più grande del paese e perchè è presente ovunque. Se ben ricordo , in anni assolutamente “doc”, di concertazione e di pace sociale, c’era in Fiat uno che sapeva fare le auto, e un’altro che solo sapeva contare i soldi. Il primo fu allontanato, gli si preferì il secondo, che con tanti di quei soldi si fece una principesca liquidazione e poi tagliò la corda prima del naufragio finale. Va tutto bene?