da Mario Brandalise
Galli Della Loggia, su Sette, propone un codice di autoregolamentazione, per Rai e Mediaset, che ci salvi dalla spazzatura televisiva. La televisione è, spesso, una fogna a cielo aperto. Ma certi programmi, certi personaggi che vi rimestano dentro e ce ne scaricano il contenuto in casa, appartengono alla categoria dell’ ineluttabile. Appaiono, e non se ne comprende la ragione. Siamo colpevoli, come Josef K., e loro sono la nostra pena ? Nessuno riuscirà a fermare la De Filippi, la D’ Eusanio, la TV della gente e del dolore.
Claudio Sabelli Fioretti
“Caro Gino Strada, voglio litigare con te, di brutto”. L’argomento è la guerra. La lettera di Sofri a Strada è su Documenti. (csf)
da Alessandro Favilli, Narni (Tr)
Ho seguito con molta attenzione e soprattutto interesse il dibattito che si è sviluppato nelle ultime settimane sulla questione Tangentopoli, scatenata dalle dichiarazioni rilasciate a Michele Brambilla da Claudia Moroni, figlia del primo “suicida eccellente” nonché deputato del P.S.I..Quello del suicidio di Moroni fu il primo fattaccio al quale purtroppo seguirono altri, la punta di un iceberg che avrebbe fatto emergere storie ancora più raccapriccianti.Il “botta e risposta” tra Sabelli Fioretti e Stefania Craxi, Paolo Cirino Pomicino e Gianni De Michelis non poteva passare inosservato ai miei e agli occhi di quelle persone che come me, (purtroppo) hanno avuto stretti amici e parenti schiacciati dalla caccia alle streghe, scatenata nei primi anni novanta, solo perché legati ad un partito. Naturalmente tutte le persone di mia conoscenza, da me prima annoverate, furono poi giudicate innocenti e da qui nasce la mia polemica.Tanto si è detto, tanto si è discusso e la mia intenzione non è certo quella di spendere ulteriori parole sul “cosa” sia accaduto. Quello che invece vorrei vedere è una presa di posizione da parte dell’”inconvincibile” Sabelli Fioretti sul “come” furono portate avanti le inchieste.Sarebbe ancora più piacevole avere la sicurezza che le indagini del giornalista, venissero portate avanti (finalmente) su testimonianze dirette di chi è passato tra le mani del “Pool Mani Pulite”, arrivando però fino alle più piccole realtà. Sì, perché è facile ricordare nomi altisonanti come Craxi, Pomicino, Moroni, De Michelis ma, senza nulla togliere, è ora di fare luce anche in quelle piccole realtà comunali dove persone innocenti hanno pagato, ma senza destare abbastanza scalpore perché protagonisti di vicende di paese, ma pur sempre vittime.Per quale motivo il modus agendi di Sabelli Fioretti si rivela giustizionalista contro chi ha sbagliato e disinteressato sul “come” vennero portate avanti le inchieste? Per quale motivo non ha incontrato in una semplice intervista, com’è solito fare, un personaggio rimasto coinvolto nelle vicende Mani Pulite e poi giudicato innocente con formula piena dagli stessi giudici di cui non tarda a lodare l’operato? Perché non chiede a questi testimoni diretti come venivano portati avanti gli interrogatori, che metodi usassero i giudici per far venire a galla quelle che chiamavano verità (famoso il metodo Di Pietro), quando spesso non erano altro che dichiarazioni nate dalla disperazione di un uomo stanco del carcere preventivo? Perché non prova a passare uno, due, tre, quattro mesi in carcere per poi essere scagionato perché, leggendo le sentenze, “non sussisteva il fatto”? Si è mai chiesto cosa si provi ad essere etichettato come un ladro, magari in un paesino di provincia, nonostante l’assoluzione?La mia non mi sembra una richiesta assurda, chiedo solo di ponderare anche questo lato delle vicende, magari per essere smentito ma sempre con dati alla mano. E chissà che anche Sabelli Fioretti dalla sua posizione d’intransigente, non si convinca che in qualche caso – non pochissimi a mio avviso – diversi uomini hanno sofferto ed hanno visto seriamente messa in pericolo la loro dignità da chi preferiva strillare crocifige invece che ragionare dopo la sentenza.Insomma, in Democrazia è giusto che chi sbaglia venga punito ma se andiamo a valutare i fatti veramente sotto tutte le ottiche, ci si potrebbe anche accorgere che forse la cura si rivelò più grave del male.
Caro Alessandro, io mi sono limitato a contestare a Chiara Moroni alcune asserzioni che ritenevo infondate, tipo che Craxi fosse stato condannato perché non poteva non sapere, che avesse “rubato” solo per il partito, o che il pool di Mani Pulite avesse risparmiato i politici del Pci-Pds. Lei ritiene che questa mia posizione sia “intransigente”? Comunque, visto che lei affronta un altro argomento (e cioè se i giudici si siano comportati bene o male) le dirò la mia opinione. Io credo che a comportarsi male siano stati quei politici e quegli industriali che avevano organizzato il sistema delle mazzette denominato Tangentopoli. Sono stati molti gli indagati, molti gli arrestati e molti i condannati. Ci sono stati anche molti assolti, è vero. Ma è sempre così, fortunatamente. Il sistema della giustizia funziona in questa maniera. I magistrati inquirenti raccolgono indizi e prove e quando ritengono che siano sufficienti rinviano a giudizio. A questo punto intervengono i magistrati giudicanti che assolvono o condannano. Le assoluzioni non sono, a mio giudizio, la prova di una persecuzione, ma, al contrario, sono la prova che la giustizia funziona e che non basta l’intervento delle procure per condannare una persona come succede spesso in regimi totalitari. Lei conosce sistemi alternativi? Degli innocenti hanno avuto la vita rovinata? Può darsi e questo è sicuramente un dramma. Ma che cosa dovrebbero fare i giudici? Non esercitare l’azione penale? E allora che cosa ci stanno a fare? Ultima domanda: innocenti in galera, purtroppo, ce ne finiscono e ce ne sono finiti e ce ne finiranno sempre. Perché protestiamosolo quando ci finiscono i potenti, i politici o gli amici? (csf)
Esce da Baldini e Castoldi il racconto dell’avventura di Sciuscià, una storia di azzardi e di censure. Ruotolo racconta, Vauro disegna. Alla fine ci si incazza e ci si diverte.
da Celestino Ferraro, New York
Poi dice che uno vota Berlusconi.
da Miti Vigliero Lami
Caro Claudio, da un po’ un sospetto m’arrovella. Riguarda la fanciullina bionda che ci segnala che tempo fa lì da te. Ora ad esempio il termometro segna 11°. Un freddo becco. E lei se ne sta in prendisole. Se proprio ha un po’ freddino, intorno ai 5°, infila sì un golfino, ma lascia rigorosamente l’ombelico di fuori.Ora; o lei soffre di pressione alta, o le temperature atmosferiche a Lavarone sono decisamente speciali…;-)
Il tuo è un legittimo sospetto.In realtà quella ragazza mi dà un sacco di pensieri. Non hai idea dei raffreddori che si prende (csf)
da Primo Casalini, Monza
Il nocciolo della questione lo colse bene Mastro Ferrara. Ai tempi della pasta Cunegonda disse, pressapoco, che la pubblicità deve potersi rivolgere a trecensessanta gradi, e che quindi non deve essere inquinata da considerazioni politiche. Appunto. Come ognun sa, apprezzo gli anglosassoni. Le aziende, in specie quelle produttrici di beni di largo consumo, ci stanno molto attente. Perchè un giorno ci può essere la dichiarazione fuori dalle righe contro una minoranza etnica o politica, un altro giorno finanziamenti strani dati per per motivi strani, oppure ragazzini alla catena di montaggio in qualche paese del quarto mondo. Il sistema funziona non perchè è gestito da angeli, ma perchè c’è la mossa e la contromossa. Le aziende sentono il fiato sul collo di una opinione pubblica, non formata da angeli, che può metterle nei guai. Quindi, si regolano di conseguenza non a cose fatte, ma in anticipo. Ma noi non viviamo in un paese anglosassone. Il forum di Repubblica sulla pasta Cunegonda fu chiuso prima che fossero passate 48 ore dalla pubblicazione dell’articolo di Umberto Eco. Arrivavano tre post al minuto, di giorno e di notte. Gli imprenditori avveduti lo sanno bene e magari gradirebbero avere alternative pubblicitarie che non hanno. Tocca passare sotto le forche caudine di Rai-Mediaset. Non chiedo ai leader del centrosinistra di impugnare la bandiera di Cunegonda; mi permetto di insinuare che Bruno Vespa non l’ha ordinato il medico, come dimostra la popolarità di Cofferati, quello snobbone che non frequenta salotti in finta pelle. Ognuno spenda i suoi soldi come vuole, e lo dica pure in giro, se vuole. E’ la democrazia, bellezza.
di Diana Guarnieri, Brescia
Scusa Claudio , ma se intervengo ancora una volta-l’ultima sull’argomento-lo faccio solo ed esclusivamente per il bene comune. State attenti a non farci arrabbiare, a noi bresciani, perchè a quanto pare – e non sono io ad insinuarlo – siamo tutti criminali: le nostre case sono centri focali e noi ci nutriamo di pane e fatti atroci. Tutti i giorni. Non vi faccio paura ?