Un particolare mi aveva lasciato perplesso subito dopo il tragico assassionio di Marco Biagi: la velocità con la quale gli inquirenti avevano stabilito che la pistola che aveva uccisio Biagi era la stessa che aveva ucciso D’Antona. Oggi sulla Repubblica l’ottimo D’ìAvanzo dedica una accuratissima inchiesta a questo fatto. Da leggere assolutamente (www.documenti.blogspot.com).
Claudio Sabelli Fioretti
da Vittorio Grondona
In questo periodo va di moda essere riformisti. Il guaio è che chi è ora al Governo del nostro Paese ritiene che riformista significhi modificare in peggio le cose buone, come per esempio togliere ai lavoratori alcune tutele previste dall’art.18 dello Statuto dei Lavoratori. Non si potrebbe essere ugualmente riformisti cercando invece di modificare in meglio le stesse cose, come per esempio estendere le garanzie dello stesso art. 18 anche alle imprese fino a 15 dipendenti? In entrambi i casi si tratterebbe di riforme…. E’ solo questione di soldi…. Nel mostro Governo è passato purtroppo il concetto che le riforme debbano comunque portare vantaggi alle sole imprese…. Chi se ne frega dell’operaio, tiri la cinghia e stia zitto, mica è amico del Cavaliere!
da Piergiorgio Welby
…l’intervento di Russo…ha un buon inizio…poi, come le sirene, finisce in una bruttina quanto banale coda di pesce. I capi di allora…i capi di oggi…i Nobel…gli Oscar…gli Strega.Morto Gadamer, il padre del pensiero debole, ecco avanzare il pensiero fiacco: luoghi comuni conditi con le chiacchiere da Bar dello Sport. Il padre di questa corrente filosofica?…Taormina! Caro Russo…sarà anche vero, in parte, che la Storia l’abbiano scritta gli sconfitti ma…vedendo il nuovo che avanza…prima di cambiare i testi…ci rifletterei per almeno…cinque anni.
da Umberto Biondi
Ho appena ascoltato l’intervento di Berlusconi al TG1 sul delitto Biagi. L’ho trovato stomachevole. Il morto e’ ancora caldo e lui l’ha usato in una specie di comizio elettorale per farsene scudo contro chiunque d’ora in poi pensasse di opporsi a cio’ che vuole fare il suo governo.Ognuno la veda come vuole, io ci ho visto una spietatezza nauseante.
da Sherri Mandell
Adesso sembra da pazzi vivere in Israele. Alcuni se ne vanno. Li capisco. E’ orribile vivere con la violenza e con l’angoscia e con lo stress che provocano. Siamo vulnerabili, noi israeliani: in macchina o sull’autobus, prendendo un caffè al bar o addirittura stando a casa. Tutto è circondato dal terrore. Tutto il tempo, di giorno e di notte, siamo coscienti di essere obiettivi da colpire.
Voi sapete il mio imbarazzo nel parlare della questione mediorentale. Ma non mi dispiace raccontare storie, cioè che altri raccontino storie. Questa è la lettera che una mamma ebrea ha mandato all’Ansa e a tutti i quotidiani italiani e anche a noi. Finisce così ( ma voi potetele leggerla tutta in documenti): “Noi non vogliamo lasciare il posto dove è seppellito nostro figlio. Non vogliamo lasciare l’unico posto al mondo dove il tempo è misurato con il calendario ebraico, dove le celebrazioni coincidono con le festività ebraiche, dove la lingua è quella della Bibbia. Noi non vogliamo lasciare il centro della storia ebraica. Adesso facciamo parte di questa lunga storia dolorosa, siamo noi quel popolo ebraico che lotta per poter finalmente vivere sulla propria terra. Mio figlio è morto perché ebreo. Io voglio vivere da ebrea!” Frasi del genere potrebbe dirle anche una mamma palestinese. E dispiace che la mamma ebrea non se ne renda conto. Ma credo che lo sforzo che le chiediamo sia troppo grande. Solo che andando avanti così non se ne uscirà mai.(csf)
da Gigi Forzese
Caro Signor Presidente,a quasi un anno dalle elezioni che ne direbbe di fare un piccolo parziale bilancio delle sue promesse o programmi che fossero?Che ne e’ stato del Paradiso in terra che prometteva lei medesimo dai quei manifestoni che per tanto tempo abbiamo avuto la gioia di vedere ad ogni pie’ sospinto?Non era lei che additando la sinistra al governo come causa di ogni malerincuorava gli italiani rassicurandoli che una volta andato lei al potere ogni problema sarebbe stato risolto,ogni increspatura della societa’ sanata e il volgo pacificato con la borghesia illuminata,operaia e operante per il bene comune che cosi’ luminosamente lei rappresentava?Come andarono infine le cose Signor Presidente?Qua non si vede un bel nulla di tutto cio’ e men che meno pace sociale.Senza entrare nelle singole questioni non le pare che l’Italia sia un paese un tantino meno tranquillo di quanto non lo fosse un anno fa?Certo adesso Lei obiettera’ che gli mettono i bastoni fra le ruote e che non lo lasciano lavorare,che e’ un incompreso e che dipendesse solo da Lei tutto andrebbe di gran lusso e per tutti.Ma guardi,visto che sta al governo qualche responsabilita’ sia pur marginale ce l’avra’ anche Lei se in giro tira un’aria mica tanto paradisiaca,non crede?No,non le sto rinfacciando nulla per carita’,voglio solo dirLe che la prossima volta che concepisce una campagna elettorale cerchi di essere piu’ realista e meno sbruffone,se le riesce,”Auguri di buon lavoro Signor Presidente e cerchi di farci sentire orgogliosi di essere italiani (citazione)” e di farci vergognare di meno,aggiungo io
da Antonio Moscatello
In questi giorni sto scrivendoti molto, caro Claudio, ma devo dire che il ritorno degli assassini mi ha colpito. Vorrei dare una risposta, molto moderata, a due messaggi che ho letto:quello di Natalino Russo e quello di Nicola Stella. Al primo vorrei dire che forse non è il momento di generalizzare e lanciarsi in invettive un po’ qualunquiste. Ma partecipare attivamente, per quello che può fare ogni cittadino, alla difesa dello stato da chi spara. Al secondo, invece, vorrei dire che ha ragione quando individua il sindacato come uno degli obiettivi degli assassini. Ma non è il solo. L’obiettivo siamo tutti. E quindi, dobbiamo tenere la guardia alta tutti. senza abbassare il livello della dialettica democratica, ma senza delegittimare gli avversari politici. Aiutando anche questo governo a non delegittimarsi da solo attraverso decisioni sciocche e vergognose (rogatorie, falso in bilancio, conflitto d’interessi ecc.).
da Aristide Vitale
Mercoledì Bologna è stata una città a lutto. All’università abbiamo parlato a lungo di quanto fosse assurda una morte del genere, di quanto avesse colpito tutti sapere che era stato ucciso un professore universitario, per di più in una via del centro, di quanto fosse squallido speculare sopra la morte per continuare a offendersi. Sono stato alla manifestazione in piazza Maggiore, c’erano- pare- 80000 persone, è stato un momento di grande commozione per tutti. Sono andato anche in via Valdonica,dove i flash delle macchine fotografiche e le telecamere riprendevano la folla accorsa. Ci sono andato, lo ammetto, per curiosità, ma arrivato lì ho trovato un’atmosfera di quasi religioso raccoglimento, nonostante la folla e il movimento. La morte di Marco Biagi ha turbato tutti e la città di Bologna ha reagito compatta. Fassino ha sottolineato che in piazza c’erano bandiere di tutti i colori (politici):è vero, e sono stato felice di esserci anch’io.
di Alessandro Ceratti
L’Italia è proprio un paese fortunato. E’ l’unico paese che può contare su “terroristi buoni” che fanno sentire la loro voce quando il clima sociale si sta deteriorando, quando la temperatura dello scontro sociale si fa troppo elevata. Allora intervengono loro, uccidono un professore (cosa volete che sia questo piccolo prezzo da pagare) e così danno una sferzata a tutti per ricordar loro che bisogna tornare al tavolo delle trattative e continuare a discutere per arrivare ad un compromesso. Quanto ne avrebbero bisogno di terroristi così in Palestina! P.S. Dubito che ci sia bisogno questa precisazione tuttavia non voglio per nessun motivo correre rischi: il tono della lettera, a cominciare dal titolo, chiaramente, è ironico.
108 mila battute. In un solo documento la sezione documenti non lo accettava. L’ho diviso in otto parti. Chi vuole leggerlo lo ha a disposizione.