da Maria Rosaria Di Domenico
Da Dagospia: Cofferati fa sapere che non metterà mai piede nello studio di Bruno Vespa. Bè, se tiene fede,io di quest’uomo con gli occhi a mandorla potrei anche innarmorarmi:-)))
da Natalino Russo, Seminara,
Hanno ucciso un Uomo.Domani i giornalisti si potrebbero risparmiare la fatica.Basterebbe prendere i giornali del dopo D’Antona e rovesciarli.I destri diranno quello che allora dissero le sinistre e viceversa,non per amore di verità e rispetto per un “martire”,ma perché hanno un ruolo opposto ad allora,come a dire:”non ragiono con la testa,ma in base alla poltrona che ospita il mio culo.Una cosa è certa non torneranno gli anni formidabili.I “capi” di allora erano studenti squattrinati,oggi invece hanno tutti una poltrona sotto il culo,sono in carriera,Oscar,Nobel,Strega da conquistare,amanti,libri o film in uscita,conto in Svizzera, domicilio a Montecarlo.Non si fa la rivoluzione con la pancia(e la tasca)piena.I nomi li sappiamo.L’unico che ha pagato per tutti costoro è Sofri.L’Italia è il solo paese al mondo in cui la storia la scrivono gli sconfitti.Marco Biagi riposa in pace.Noi continueremo a farci la guerra a parole mentre qualcuno da qualche parte sta ricaricando le armi.
Ho questa teoria. Il vero nemico di chi ha ucciso Marco Biagi è il sindacato e in particolare la Cgil. Dal punto di vista strategico, gli obiettivi degli assassini misembrano piuttosto chiari: indebolire la Cgil che in questo momento si pone come guida della protesta sociale e trovare consenso negli ambienti più inclini a forme di lotta violenta e antidemocratica, in modo da rafforzare il terrorismo. Il guaio è che l¹obiettivo è stato perfettamente raggiunto. I sindacati “abbasseranno i toni”, la sinistraantagonista verrà isolata come “brodo di coltura” dei terroristi, la sinistra riformista verrà sospettata di contiguità non appena abbozzerà un girotondo. E alla lunga passerà anche la piccolissima riforma dell¹articolo 18, che dal punto di vista pratico vuol dire pochissimo (le imprese lo hanno già bell¹e riformato con il ricorso selvaggio ai contratti a tempo determinato o con i famosi “cococo”), mentre dal punto di vista sindacale ha un¹importanza grande, benché meramente difensiva. La tutela del posto dilavoro è il collante che tiene uniti gli iscritti al proprio sindacato nelle grandi imprese, serbatoio fondamentale del tesseramento, ancorché numericamente in declino.Ho letto gli articoli di Biagi che hai intelligentemente messo in rete, ho ascoltato due sue interviste. Mi hanno copito la logica, la competenza e la decisa mitezza. Ma nella mia modestia – ero e resto in disaccordo con lui su molte questioni. Se non lo avessero ucciso, gli chiederei: professore, ma non le sembra che in un momento come questo e con un governo come questo, con la lesione continua di fondamenti costituzionali come l¹uguaglianza davanti alla giustizia, la scuola pubblica, il diritto a un¹informazione pluralista, non sia il caso di affrontare il tema del diritto al lavoro da un¹altra prospettiva e con altri compagni di strada? (so che una domanda delgenere non dovrebbe essere rivolta a un tecnico, ma Biagi non si esprimeva solo come tale e questo emerge chiaramente dai suoi articoli).
da Piergiorgio Welby
…è un film che si proietta da trent’anni…e noi spettatori invece di alzarci e fischiare…continuiamo a mangiucchiare pop-corn e noccioline. Terminata la proiezione parteciperemo al dibattito…dividendoci, democraticamente, a seconda delle opinioni politiche….verrà invocata la necessità di una unità….Che sensazione di assoluta impotenza!..un paese, una società… crescono…ed in qualche angolo buio sopravvivono vecchi arnesi del passato…inutilmente tragici…e la morte che seminano…non serve ad altro che a isolarli sempre più da chi ha scelto il confronto dialettico…rifiutando una volta per tutte il loro autismo morale.
da Filippo Facci
Sono uno che scrive su Il giornale, tanto per chiarire. E non penso sia il caso di prendersela duramente col Ministro dell’Interno per la faccenda della scorta revocata a Marco Biagi. Non duramente, voglio appunto dire. Chi invoca a gran voce dimissioni obbligate, secondo me, le invoca con un riflesso pavloviano che infastidisce. Occorre riflettere e valutare. Bene:io ci ho provato. Ho concluso che il Ministro dell’Interno dovrebbe dimettersi.
da Mario Di Francesco
Caro Claudio, come saprai, i David di Donatello, uno dei più noti riconoscimenti del cinema italiano (l’altro, il più antico e assolutamente indipendente è il Nastro d’argento, di cui è titolare il Sindacato dei Giornalisti cinematografici al quale mi onoro di appartenere), presieduti dal critico Gian Luigi Rondi (che, guarda caso, per benevolenza degli organi dirigenti attuali, è ancora socio del Sindacato di cui sopra) è in realtà espressione diretta dell’Agis e dell’Anica, associazioni dell’industria del cinema italiano. Un paio di giorni fa Rondi ha reso note le terne, categoria per categoria, del David di quest’anno. Ebbene, udite,udite: a chi sono andate più candidature? Ben nove a “Brucio nel vento”, prodotto da Lionello Cerri, Luigi Musini, Rai Cinema e altre nove a “Il mestiere delle armi” prodotto da Luigi Musini, Roberto Cicutto e Rai Cinema; otto a “Luce dei miei occhi” , prodotto da Luigi Musini, Roberto Cicutto e Rai Cinema. E, come migliori produttori chi sono stati candidati? Lionello Cerri, Luigi Musini e Rai Cinema. Sapete chi sono questi signori, peraltro tra i migliori indipendenti del mercato? Sono esponenti di primo piano dell’Agis e dell’Anica che organizza i David. Ma allora, l’industria cinematografica italiana premia se stessa? Sembrerebbe proprio di si. Compresa la malizia sul possibile conflitto di interessi? E sapete chi organizza e manda in onda lo show televisivo con contorno di nani e ballerine nel corso del quale vengono assegnati i David di Donatello? E’ semplice, la Rai di cui Rai cinema è una consociata. Ma perchè, caro Claudio, tu che hai sempre trattatto tutti i conflitti di interessi e le incompatibilità su “Sette”, non ti sei mai occupato di quelle cinematografiche? Bella domanda?.
da Renata Manfredi
Segnalo, da leggere assolutamente , il bellissimo articolo di Michele Serra su “Repubblica” del 21-03 ” Quei colpi nel Ghetto”.
da Rita RosatiLe colpe della sinistra sono innumerrevoli.Ma sentire ieri Schifani che dice che i clandestini arrivati sono per colpa della sinistra quando è un problema internazionale… come si fa, come si fa ad aprire bocca così a vanvera, come l’altro ieri quando Sgarbi che litiga con quelli di Striscia la notizia e dice “il tapiro vallo a dare alla sinistra che ha ridotto il paese così” !! Cos’altro ancora è colpa della sinistra? I ghiacciai che si sciolgono? Le allergie primaverili, la caldaia che a casa mia fa le bizze, il viaggio economico che non riesco a prenotare, i libri che costano cari, per non parlare dell’assicurazione che mi scade ad aprile…. Cosa’altro?
da Massimo Pozzi
Mi congratulo perche’ dando del deficiente a quel , deficiente di Angelo Emanuele Rossi, quello che ha scritto “Questi sono i tuoi amici: comunisti senza onore e dignità” , Lei mi ha risparmiato una penosa analisi sul non pensiero del citato. Mi ero lasciato andare a considerazioni sull’onore e sui comunisti…poi ho letto la risposta …e ho capito tutto. A un deficiente si deve solo dare del deficiente.
da Claudio Capriolo
Caro omonimo, vorrei parlarti di un terzo – ahimé – omonimo. Trovo inverecondo che Scajola non si dimetta: non è accettabile che un ministro dell’interno non si assuma le proprie responsabilità. Il suo indirizzo di posta elettronica è scajola@mininterno.it Gli ho inviato un mail, titolo: Dimissioni! testo: Dimissioni! (con firma) Ti invito a fare lo stesso e a diffondere l’iniziativa.