Confesso, mi sono innamorato del Chievo. La colpa è di Gian Antonio Stella che ha fatto un servizio sul Corriere della Sera stupendo e di Gianni Mura che ha fatto un’intervista al presidente Campedelli stupenda. Lo sport a volte riserva sorprese del genere. Nello sport è difficilissimo saper vincere. Per questo i campioni sportivi, generalmente, mi stanno antipatici e preferisco i perdenti. Ma ogni tanto nascono fenomeni singolari, come Valentino Rossi. E come il Chievo. “I nostri tifosi”, dice Campedelli,” sono gente pacifica, allo stadio vengono molte famiglie, quando l’altoparlante annuncia un goal del Verona, i nostri battono le mani”. A chi non si intende di calcio debbo ricordare che il Verona è, evidentemente, l’altra squadra di Verona, la squadra maggiore, quella che una volta vinse perfino un fantastico scudetto. I tifosi, anzi, precisiamo, gli ultras del Verona non proprio dei gentleman. Quando anni or sono arrivò il Napoli loro l’accolsero con lo striscione “Forza Vesuvio”. (I napoletani, invece, che sono dei veri signori, al ritorno li accolsero con uno striscione immenso e geniale: “Giulietta è ‘na zoccola”). Il campionato non si può permettere la vittoria di una squadra come il Chievo, ha scritto un giornalista sportivo intelligente (ce ne sono, credetemi). Prima o poi arriverà qualche rigore strano. Ma io, insieme a tutti coloro che amano il calcio, quel calcio che è sport e non spettacolo, che è divertimento e non business, non posso che sperare che questo sogno destinato ad infrangersi contro la logica di uno sport ormai degenerato duri il più a lungo possibile.
Claudio Sabelli Fioretti26.segue
Nessun commento.
Commenti chiusi.