In Italia la maggior parte delle persone che leggono i giornali (quindi una minoranza) leggono soprattutto i titoli. E’ quindi importante, oltre che giusto, che i titoli rispecchino il contenuto degli articoli oltre che la verità della notizia. Lo dico perché capita molto sovente che i titoli dicano una cosa e l’articolo un’altra. Molto sovente. E’ successo ieri. La prima commissione del Csm, incaricata di prendere in esame la lettera in cui la pm del tribunale dei minori di Milano Annamaria Fiorillo chiedeva l’apertura di una pratica a sua tutela, dice un no secco, all’unanimità. Annamaria Fiorillo, nella lettera, smentiva il ministro Maroni e la sua ricostruzione fatta in Parlamento sulla sera dell’arresto per furto della minorenne marocchina Ruby, per il cui rilascio si era speso personalmente il premier Silvio Berlusconi che l’aveva fatta passare per una nipote del presidente egiziano Mubarak. Maroni aveva sostenuto in Parlamento che la pm aveva dato la sua autorizzazione ad affidare la minorenne a Nicole Minetti, consigliere regionale del Pdl ed igienista dentale del premier. La versione della Fiorillo invece era che aveva disposto per la ragazza l’accompagnamento nella comunità protetta e, fino ad allora, il trattenimento in questura. Per questo la Fiorillo sosteneva che Maroni l’aveva offesa e aveva minato la sua credibilità. Questa è la storia. Questi sono i fatti. Queste le due versioni. C’è poco spazio per le interpretazioni. E infatti la Repubblica titola: “Maroni non offese la pm Fiorillo”. Ruby, Csm verso l’archiviazione. Il Corriere della Sera titola: “Maroni non offese la pm del caso Ruby”. Prima commissione del Csm: archiviare sulla Fiorillo. Ma lei: ripensateci.
Il Fatto Quotidiano titola: Ruby, nessuna pratica a tutela del pm. La Stampa titola: Il caso della minorenne Ruby: Commissione Csm chiede l’archiviazione.
Grosso modo questi quattro quotidiani mettono nei titoli la sostanza della notizia: Fiorillo contro Maroni al Csm. Fiorillo che si sente offesa. Csm che dà ragione a Maroni. Ogni altra interpretazione non dovrebbe essere consentita. Invece ecco che cosa fa il Giornale. Mette la notizia in prima pagina in grande evidenza (fin qui scelta rispettabile), ma titola “Una montatura il caso Ruby. Il bunga bunga ha fatto flop. Il Csm archivia la sexy bufala: la minorenne fu rilasciata senza pressioni di Palazzo Chigi”. Un incredibile insieme di notizie false. La prima commissione (non il Csm) non ha archiviato nulla. In discussione non c’era il caso Ruby ma il caso Fiorillo-Maroni. La prima commissione non era chiamata a giudicare la storia di Ruby, per la quale è in corso l’inchiesta della procura di Milano. Nessuno comunque ha detto che il caso Ruby è una montatura né tantomeno che si tratta di una bufala. Nessuno ha stabilito che “la minorenne fu rilasciata senza pressioni di Palazzo Chigi”.
Vado a vede l’articolo. Anna Maria Greco fa ricorso ad un po’ di mestiere per adattarsi al sistema giornalistico feltriano ma in sostanza non travisa i fatti. Scrive: “E’ stata giudicata irricevibile la lettera-esposto in cui la Fiorillo chiedeva di essere difesa denunciando discrepanze tra quello che secondo lei era accaduto quella notte e quello che Maroni aveva riferito in Parlamento”. E poi: “Anche se il titolare del Viminale dice cose diverse lo fa senza offendere la pm, in toni sempre rispettosi”. Dov’è l’archiviazione? Dov’è la bufala? Dov’è la smentita delle pressioni del premier? E’ solo nei desideri di coloro che hanno fatto i titoli, preoccupati solo di portare il loro piccolo contributo alla costruzione del monumento all’innocenza del loro leader, di qualsiasi cosa si parli, sempre e comunque.
PS. Per completezza dell’informazione: anche a me colpì il fatto che la prima dichiarazione della dottoressa Fiorillo fu: “Non ricordo di aver dato l’autorizzazione…” e che successivamente divenne: “Ricordo di non aver dato l’autorizzazione…” Ma questo non c’entra con tutto il resto, non c’entra con Ruby, non c’entra col premier, non c’entra con la bufala.