da Vittorio Grondona – Bologna
Sartori (Corriere della Sera) mette a confronto le primarie americane con quelle di Prodi prima e quelle della sinistra dopo, significandone la sostanziale differenza di queste ultime rispetto alla prima sia in termine di organizzazione, sia in termine di “compensi” elettorali. Dice inoltre che all’interno di un partito possono essere positive, ma possono anche essere rischiose in quanto potrebbero determinare frazioni interne. Io sono d’accordo con questa teoria. Inoltre, in un’eventuale coalizione elettorale con altri partiti, che ingloriosa fine farebbe un PD con un Vendola o anche eventualmente con un Di Pietro, o anche ancora con un Ferrero (perché no?), il quale fra l’altro plaude ufficialmente all’iniziativa di Micromedia per la nascita dell’Associazione “Lavoro e Libertà” contro l’ umiliante antidemocratica nuova organizzazione schiavista di Marchionne, se uno di questi vincesse le primarie?… Ex Margherita, qualche ex pseudo comunista e sicuramente qualcun altro per ragioni di comodo personale si defilerebbero dal PD verso un’altra parte politica alla guisa di spaventati “burdigoni” (leggi scarafaggi) all’accensione della luce in piena notte in una vecchia fatiscente casa di campagna.
Sartori, Sartori.. Il nome mi dice qualcosa. Forse è lo stesso babbione che, per il referendum sull’articolo 41 o giù di lì, scoprì di non poter votare a Firenze, dove si trovava, perché iscritto nelle liste elettorali di New York? Dice di essere un esperto di leggi elettorali. Ma gli altri non se ne sono accorti.
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