Nel nostro sistema parlamentare, mai modificato, valgono i numeri! Uno, due, tre, quattro.. . Altrimenti si dovrebbe cambiare e adottare lo stesso sistenma per l’elezione del Sindaco, del Presidemte della Priovincia e della Regione, che pur appartemngono al sistema democratico. perciò il Governo ha la fiducia dei numeri fin quando non avrà la sfiducia sempre dei numeri !
E’ la democrazia, bellezze! Isabella, hai centrato in pieno. (Purtroppo, per qualcuno). Questa è la dimostrazione che un premio di maggioranza vero potrebbe evitare al nostro Paese crisi in ogni bicchier d’acqua. Di qualunque colore sia il governo.
E’saltata l’introduzione al mio post precedente e il sistema non accetta la modifica:
I voti si contano e non si pesano.
TENGO FAMIGLIA. Il compagno camerata Fini le ha prese ma non si dimette. Ha moglie, cognato, suocera e casa in Boulevard Princesse Charlotte da mantenere. Il PD solidale ha lanciato una sottoscrizione tra i sinceri democratici per la salvaguardia del patrimonio finian-tullianeo. E’ Fini che traccia il solco, ma è la sinist…ra che lo difende.
Non è il numero esiguo che non fa governare, ma l’incertezza dovuta al fatto che ogni mattina si possa alzare qualcuno (tanti o pochi) con crisi di coscienza vere o presunte, procurate o a lungo covate, di fede religiosa o di portafoglio, a sua volta personale o di collegio elettorale. Quando la torta è grande, c’è molto da condividere, quando c’è penuria, si scivola verso la guerra in-civile.
Fantastico il delirio di Scilipoti e ancor più l’imbarazzo di CSF e GL. AHAHAHAH da scompisciarsi. Bisogna stare attenti quando si ha a che fare con i seguaci del forcaiolo, non si sa mai dove si va a parare (non è stato male nemmeno Di Pietro a otto e mezzo che parlava da solo rivolto verso il cameraman).
Effettivamente (mai iniziare una frase con un avverbio) il problema non è nei numeri, ma del fatto che il presidente del Consiglio è ancora Berlusconi. E con lui tutto rimane nel Paese delle bambole con Bondi alla cassa a riscuotere i pizzini poetici leopardiani. Ma che ridere, frutto di un grande pianto.
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