Oggi voglio raccontarvi una storia che prova che Dio esiste, e che è rancoroso.
Vespa, Sallusti, Busi, Maglie e Sabelli Fioretti all’Ultima Parola di Paragone. Come d’abitudine i giornali annunciano i programmi della sera. Un narciso come me gode nel vedersi annunciato. Parto per Milano, vado a via Mecenate, dico anche una scemata a cui tengo molto. Tutti gli altri si erano messi a discutere dell’otto per mille e del diritto che avrebbero, o non avrebbero, i musulmani di partecipare anche loro alla divisione della torta. Ed io dico che non ne hanno il diritto, come nessun altro prete di nessun’altra religione. Non un euro va prelevato forzatamente dalle mie tasche per darlo ai preti, di qualsiasi religione siano. Li vedo un po’ straniti tutti ma la cosa fila via liscia. Come quando il nonno un po’ rincoglionito dice la sua cazzata e gli altri gli dicono: va bene nonno, però stai tranquillo, poi è tardi, dovresti andare a letto.
E invece no, in quel momento ignoravo che il giorno dopo mi sarebbero arrivate un casino di mail e di telefonate di persone che volevano complimentarsi con me per aver detto parole che in tv non si ascoltano mai.
Vabbé, ma non era questo che volevo raccontarvi. Volevo dirvi che ormai ho la prova che Dio esiste e se la lega al dito.
Finisce l’Ultima parola ed io prendo l’aereo di ritorno. Essendo una registrata farò in tempo a rivedermi in tutto il mio splendore. Normalmente sull’aereo, mezzo che scelgo molto raramente, leggo il giornale. Ma che senso ha leggere il quotidiano alle nove di sera? Meglio riposare e schiaccio un pisolino. E vengo svegliato sul più bello da un botto fortissimo alla mia sinistra e da una fiammata improvvisa a circa due metri da me. Contemporaneamente le cappelliere del lato sinistro della carlinga si spalancano.
La gente comincia ad urlare. Io, quando capisco che non è un sogno, mi dico: vabbé è stato bello vivere ma adesso tocca ad un altro. Mi colpisce il fatto che non so che fare, che reazione attivare. Come la contessa che deve andare al patibolo e non sa che cosa mettersi. Il mio vicino di sinistra dice: “Se è stato un fulmine, possiamo stare tranquilli”. Ah sì? E se io non sto tranquillo per niente? “Ci protegge la gabbia di Faraday”. La prima cosa che mi viene da dirgli è che me ne strabatto della sua gabbia di Faraday e vorrei sapere come si comporterà Faraday appena cominceremo a precipitare. Io intanto debbo decidere se mettermi ad urlare come fanno gli altri, tacere, come fa qualcuno, o mettermi a ridere. Scelgo di mettermi a ridere e sono il solo. Lo faccio anche per fare coraggio alla ragazza alla mia destra che invece mi pare molto tentata dal mettersi a piangere. Mi guarda ridere e pensa: questo si che è un vero uomo. Oppure pensa: ma che ci avrà da ridere questo imbecille.
Finalmente il pilota si prende cura di noi. Ci conferma che si trattava di un fulmine e lo dice come se questa notizia di per sé fosse sufficiente a tranquillizzarci. Però, va detto a suo onore, non ce la mena con la gabbia di Faraday. Probabilmente sta pensando: ahò, j’ho detto sta stronzata del fulmine e hanno abboccato tutti.
In effetti hanno abboccato tutti. Tutti che cominciano a parlare della gabbia di Faraday come se ce l’avessero sul terrazzo accanto a quella del canarino. La signora davanti a me dice: è già la terza volta che mi capita in due anni. Le chiedo: “Signora qual è il suo prossimo viaggio? Così, tanto per sapere”. So essere molto spiritoso quando sono in pericolo di vita.
Rifletto: la gente in queste occasioni pensa alla sua vita. Nei film generalmente parte il playback di 15 secondi in cui si ripercorrono 50 anni di esistenza. Pensieri alti, ricordi fantastici, episodi da libro Cuore, l’amore, la moglie, l’amante, i figli. Io dopo il botto ho pensato, nell’ordine: 1) chi chiamo? 2) come faccio a prendere il telefonino che è nel cappotto che è nella cappelliera? 3) che sarà stato? Una bomba? L’esplosione di un motore? 4) se ci salviamo, sai che scoop? 5) adesso si mettono tutti ad urlare ed io non sopporto il chiasso, figurarsi che non vado nemmeno nei ristoranti rumorosi 6) giuro, l’ho pensato come ultimo: Dio esiste, ha guardato l’Ultima Parola di Paragone, mi ha sentito dire quella cazzata sull’otto per mille e mi ha seguito all’aeroporto. Nella sua infinità bonta mi ha sparato contro un fulmine ma prima ha avvertito Faraday

Se leggete questo post vuol dire che io l’ho scritto. E quindi sono vivo. Quel Faraday non è uno stronzo.