da Gianni Guasto, medico specialista in psichiatria
Leggo sui giornali che la senatrice Paola Binetti, che, a quanto scrive Wikipedia, è un medico provvisto di specializzazioni italiane e straniere in psichiatria, psicologia, e neuropsichiatria infantile avrebbe espresso un giudizio molto impegnativo su Mario Monicelli e sulle circostanze della sua tragica dipartita: “Monicelli e’ morto perché l’hanno lasciato solo i suoi amici. (…) Forse non ci si e’ accorti di quanto era depresso, di quanto fosse profondo questo senso di smarrimento esistenziale”. Da come parla, la Collega deve per forza aver parlato con il regista: infatti solo attraverso il colloquio clinico e l’eventuale applicazione di test si può stilare una diagnosi di depressione, così come sarebbe impossibile valutare lo stato delle relazioni interpersonali di un paziente senza verificarlo direttamente. Per cui delle due l’una: o la Binetti parla a ragion veduta tradendo il segreto professionale, oppure non ha fatto alcun accertamento clinico e allora parla a vanvera: in entrambi i casi, un comportamento professionalmente inammissibile, da commissione di disciplina (nel primo caso anche da codice penale).
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