D’accordo, Roberto Saviano era stato un po’ pesante, aveva parlato di una inchiesta che sta indagando sui tentativi della ndrangheta di instaurare un rapporto con la Lega. E Roberto Maroni, oltre che ministro dell’Interno è un pezzo grosso della Lega, forse addirittura quello che prenderà il testimone dalle mani del boss Bossi. E quindi aveva chiesto di poter dire la sua in un faccia a faccia con Saviano. “Voglio che mi guardi negli occhi e ripeta le cose che ha detto”, era stata la sfida di Maroni. Ma il format prima di tutto, avevano detto autori, conduttori e curatore di Vieni via con me. Qui non si fanno dibattiti, non si fanno talk show, non si fanno interviste, non si fanno faccia a faccia. Qui si fanno elenchi. Il che non era proprio vero. Don Gallo non aveva fatto elenchi e nemmeno Mina Welby. E soprattutto Saviano non aveva fatto elenchi, aveva fatto un monologo. E poi, comunque, il ministro dell’Interno ti chiede di fare un faccia a faccia con Saviano e tu dici di no? Così è la vita, strana. E intanto era scattata la caccia a Maroni. Tutti lo cercavano e lui si faceva trovare. Matrix, Porta a Porta, L’ultima parola e poi anche l’Annunziata. Neanche fosse il presidente della Repubblica a Capodanno. Chiagni e fotti: un sistema infallibile che ha consentito a Maroni di ottenere una visibilità incredibile. Ora non c’è italiano spettatore televisivo che non sappia la versione del sassofonista di Varese. Ma non basta, sull’abbrivio è arrivato anche l’accordo con Fazio. Maroni ha accettato di fare l’elenco. Che cosa elencherà che non abbia già elencato? Calma ragazzi, si aspetta tutti quanti lunedi. Sarà forse l’elenco dei successi del governo nella lotta contro la mafia? Ma no, dai.