da Claudio Urbani, Roma
Segnalo questo articolo, per la sua attualità, mi sembra alquanto opporuna sia portata alla conoscenza di tutti: http://www.repubblica.it/cronaca/2010/11/17/news/ndrangheta_lombardia-9205109/?ref=HREA-1
queste notizie assicurano il successo di trasmissioni amate da casalinghe e portinai. Non riesco a capire quale bellezza e quale divertimento si prova nel sentire quattro bruttimbusti leggere cantilene di banalità. E’ grave che il popolo si diverta.Da ultimo, delegittimare Maroni vuol solo dire fare il gioco dei boss.Foese Saviano voleva fare solo questo.
Ma che novità sconvolgente. Non sapevo che la malavita, più o meno meridionale (più più che meno) facesse affari dove girano soldi. Eh, deve essere difficile riciclare con una piantagione di fichi d’india o di caki. Meno male che la DIA vigila.
Ma con una piantagione di fichi d’india o di cachi è difficile aver soldi da riciclare…o no?
Urbani! I soldi i malavitosi li fanno -dicono gli esperti-con la droga. Il profitto, sempre secondo gli “esperti” bisogna mascherarlo come profitto legale. E quindi, mentre una volta gli importatori di droga investivano i loro soldi in piantagioni di caki, fichi d’india, carrube e giuggiole, adesso investono in pizzerie, box, tacchi, dadi e datteri, al Nord. Lo dice la DIA. Tu ci credi, sig. Urbani? Per simpatia: qualcuno mi spiega come mai da almeno 60 anni, nessuno riesce a far fuori la criminalità del Zud? Non è che, per caso (absit ecc. ecc.) è perché sono incapaci? Bravi, coraggiosi, ligi al dovere, ma insomma! fondamentalmente un po’ “ingenui”? Il rapporto della DIA è un doppio concentrato (come il pomodoro) di cose risapute da decenni. Ma forse dormivano.
Stucchi, per simpatia: da almeno 60 anni (di più, in realtà) nessuno riesce a far fuori la criminalità al sud (e neanche al nord, per la verità) perché quelli che ci hanno provato veramente sono troppo pochi e nulla hanno potuto, finora, contro i patti più o meno occulti di mutua tolleranza e scambio di favori tra criminalità da un lato e politica e impresa dall’altro.
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