da Gianni Guasto
Se la signora Guarini era tentata irresistibilmente da una citazione latina un po’ difficile, volentieri la perdoniamo: mille volte meglio Fedro dei cachinni leghisti o delle espressioni di virilità del Premier. Ma che cosa c’entri la favola del bue e della rana con la contrapposizione fra l’IDV e Bossi resta un mistero; anche perché qui le rane che si gonfiano sono ormai un esercito, e di buoi non si vede l’ombra. Ma ci dica, Signora Guarini: dove ha tratto l’impressione che “la sinistra” sia stata da sempre ostile alle lingue antiche? Ha mai sentito parlare dei numerosi intellettuali (i famosi intellettuali di sinistra), che sono stati da sempre schierati con il fronte progressista? Un nome per tutti è quello di Concetto Marchesi, marxista, combattente antifascista, latinista, professore universitario e deputato alla Costituente e al Parlamento nelle file del PCI, autore di numerosissime traduzioni e di monografie sugli autori classici, da Apuleio a Sallustio, da Giovenale a Seneca, per non dire di una Storia della Letteratura Latina che fu adottata persino dai miei Padri Barnabiti. Quando morì, la sua orazione funebre fu pronunciata da Togliatti. E di Alessandro Natta, ha mai sentito parlare? Fu il penultimo segretario del PCI. Una volta che dovette assumersi la responsabilità di un infortunio politico lui, amante dei classici greci e latini, esclamò: “Adsum qui feci” (sono io che l’ho fatto). Ha capito, signora Guarini? E alle sue parti politiche, invece, come andiamo con l’aoristo?
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